Matera non solo Capitale della cultura, ma anche Capitale dell’ambiente e della legalità.
Nella città dei Sassi si è svolto un confronto con tre simboli nazionali delle battaglie contro il traffico di rifiuti nocivi, le ecomafie, l’inquinamento e la distruzione dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Don Maurizio Patriciello, simbolo dell’emergenza Terra dei fuochi in Campania; don Palmiro Prisutto, sacerdote di Augusta (Siracusa) impegnato sul dramma tumori provocato dalle industrie nocive in Sicilia; don Marcello Cozzi, componente della segreteria nazionale dell’Associazione Libera e Piernicola Pedicini, portavoce eurodeputato del M5s che ha promosso l’incontro, si sono soffermati sulle esperienze acquisite nei loro territori e hanno denunciato le commistioni tra malavita, interessi economici, incapacità politiche che hanno prodotto le peggiori emergenze ambientali e sanitarie nazionali.
Pedicini, che è membro della commissione ambiente e sanità del Parlamento europeo, ha indicato delle soluzioni politiche sulle quali “il M5s ha le idee molto chiare ed è impegnato a Bruxelles, a Roma e in Basilicata. C’è una scommessa in gioco – ha spiegato – bisogna sfruttare l’ambiente per dare lavoro. Noi come M5s proponiamo ipotesi di questo tipo che si possono tradurre in programmi di governo che possono generare sviluppo attraverso una gestione appropriata dell’ambiente e delle attività produttive. Non c’è solo il problema petrolio in Basilicata, Terra dei fuochi in Campania, industrie nocive in Sicilia, c’è il dramma Ilva a Taranto, ci sono le navi affondate con i rifiuti radioattivi nel mare della Calabria. I problemi e le emergenze sono tante e diffuse. Non si risolve il problema nel singolo territorio. E’ un problema di modello consumistico. Gli economisti in tv dicono che bisogna crescere e aumentare il Pil. È sbagliato questo paradigma. Bisogna raggiungere un nuovo equilibrio mondiale e andare verso politiche di economia circolare. I cittadini sono come drogati. Sono stati abituati a volere sempre di più. E’ stato volutamente creato il modello dell’usa e getta. Quindi ci vuole la cosiddetta economia circolare. Per il riuso, il riciclo e la riduzione delle produzioni e poi occorre andare verso la decarbonizzazione e l’abbandono delle fonti fossili.
Tre ore intense di riflessioni e di dibattito con un pubblico numeroso che è rimasto attento e silenzioso ad ascoltare le argomentazioni politiche e programmatiche di Pedicini che si sono intrecciate con le esperienze dei tre parroci. Modi diversi di svolgere la propria funzione. Da un lato un esponente del M5s, dall’altro tre sacerdoti di trincea che da anni operano su queste tematiche. Azioni e attività di rappresentanti della Chiesa rafforzate dalla “rivoluzionaria” enciclica di Papa Francesco sull’ambiente e sul futuro del pianeta presentata a giugno scorso.
Don Maurizio Patriciello, simbolo della Terra dei Fuochi, ovvero quella fetta di territorio campano, dove vivono circa due milioni di persone, avvelenata da rifiuti tossici che hanno seminato morte nel corso degli ultimi decenni, ha parlato di quella terribile realtà ripercorrendo le tappe che hanno segnato il dramma di migliaia e migliaia di famiglie colpite dai devastanti effetti di un uso criminale del territorio a opera delle industrie che sversano rifiuti illegalmente e dei clan camorristici. Da qui sono partite numerose minacce, da parte dei clan stessi, che miravano a silenziare la denuncia di don Patriciello, ritenuta evidentemente scomoda.
Don Palmiro Prisutto, si è soffermato sulla messa che ogni ventotto del mese dedica nella sua chiesa di Augusta, in provincia di Siracusa, ai tanti concittadini morti di tumore indicando per ognuno il tipo di cancro che ne ha causato la morte. Un rituale che fa riferimento alla presenza di stabilimenti industriali, centrali elettriche e impianti di raffinazione di petrolio che avvelenano l’aria e l’acqua di quei territori.
L’obiettivo di Don Prisutto è che un giorno vada ad assistere alla celebrazione della messa anche il presidente della Repubblica.
Don Marcello Cozzi, che è componente della segreteria nazionale di Libera, l’Associazione per la lotta alle mafie, ha parlato di ecomafie e malaffare e di alcune vicende lucane, a partire dalle estrazioni petrolifere e dalle inchieste della magistratura sullo smaltimento dei rifiuti. Inchieste sull’interramento illegale di scorie nocive in Basilicata avviate già molti anni fa dal giudice Nicola Maria Pace.