I detenuti dell’Istituto a custodia attenuata per i tossicodipendenti di Eboli hanno frequentato due corsi che hanno visto l’impegno del Terzo Settore, con il Circolo Occhi Verdi di Legambiente e San Paolo Società Cooperativa Sociale Onlus. Sono stati realizzati due laboratori, uno di agricoltura sociale e l’altro di panificazione e pizzeria.
Nella giornata di oggi sono stati consegnati gli attestati a testimonianza della conclusione dei corsi, con la presenza del Direttore dal carcere Paolo Pastena, del Consigliere regionale Andrea Volpe e del Garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello.
I detenuti che hanno frequentato i due laboratori sono 32.
All’uscita del carcere il Garante campano Ciambriello ha dichiarato: “In Campania negli istituti penitenziari ci sono 6.074 detenuti di cui 1.329 tossicodipendenti, la metà dei quali denunciati dai familiari. Credo che occorra fare investimenti educativi e riabilitativi di intesa con i S.E.R.T. in alcuni istituti campani sul modello Eboli. Qui i detenuti sono liberi di lavorare, e i laboratori, gli art. 21 che ci sono, costituiscono valori di libertà anche in condizioni di detenzione. Credo che il diritto al lavoro vada intensificato in tutti gli istituti penitenziari. Insomma, il lavoro come elemento di normalità, precondizione importante per qualsiasi progetto di reinserimento sociale e in tal senso anche i corsi di formazione, i laboratori, come questi realizzati ad Eboli, sono importanti. Il lavoro è una scommessa vincente per applicare sul serio l’art. 27 della Costituzione”
Nel carcere di Eboli oggi erano presenti 46 detenuti.
Il Consigliere regionale Andrea Volpe presente all’iniziativa, durante la consegna degli attestati, ha dichiarato: “Ho conosciuto in questi anni alcuni detenuti usciti dal carcere di Eboli che si sono reinseriti nella società. Sono rimasto contento nel vedere che il carcere di Eboli è una realtà molto impegnata per il reinserimento sociale dei detenuti.Sono grato alla Regione Campania e al Garante Ciambriello per le varie progettualità messe in campo nelle carceri campane e che individuano il lavoro e la formazione come elementi fondamentali del trattamento rieducativo”.