Terminato il periodo delle festività gli alberi di Natale, con radici possono essere posizionati all’esterno, sui balconi, o essere piantati nei giardini, ricordando che si tratta di piante che possono crescere no a 15-20 metri e che le loro possibilità di sopravvivenza sono legate, oltre che alle condizioni vegetative della pianta, anche a quelle climatiche che devono essere appropriate alla specie. Gli abeti, ad esempio, hanno bisogno di una determinata altitudine (almeno oltre i 1000 metri) e di zone topo climatiche particolari: piantarli nel giardino di casa o sul terrazzo potrebbe provocare un’inutile sofferenza a queste piante già stressate dal caldo, dagli addobbi e dalla mancanza di luce. In particolare l’abete rosso, che è la specie maggiormente usata come albero di Natale, deve essere utilizzato in modo corretto, quindi non per il rimboschimento, ma come pianta da giardino. E’, infatti, un albero spontaneo che cresce solo sull’arco alpino e in alcune isole dell’Appennino tosco-emiliano e piantarlo fuori da queste zone significherebbe creare problemi di inquinamento genetico. Nel caso in cui non si abbia la possibilità di piantare l’albero, sarebbe opportuno donarlo ai centri di raccolta indicati dai vivaisti o dai Comuni che provvederanno al recupero della pianta. Dagli alberi ormai inutilizzabili viene ricavato il legno, mentre le piante in migliori condizioni vegetative vengono trasportate e trapiantate in luoghi idonei al loro attecchimento. Una missiva al Prefetto di Napoli per sollecitare la Città Metropolitana e la Regione Campania. Cosi Rosario Lopa, rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura e componente del Dipartimento Nazionale Agroalimentare Ambiente Risorsa Acqua e Turismo del MNS e Alfredo Catapano del Dipartimento Nazionale Commercio e PMI.