“Ai pm ho spiegato tutto per filo e per segno. Sono assolutamente tranquillo…”. Lo dice, in un colloquio con il direttore della Stampa, Massimo Giannini, il premier Giuseppe Conte. “Ho chiarito tutto quello che c’era da chiarire – spiega Conte -, ho illustrato tutti i passaggi di quei terribili giorni in cui combattevamo contro un nemico invisibile. Non ho nulla da temere”.
“Come ho detto ai magistrati – afferma Conte -, la cronologia dei fatti è chiarissima: alla luce del quadro epidemiologico di cui disponevamo in quella prima settimana di marzo, non avrebbe avuto alcun senso chiudere solo i comuni di Alzano e di Nembro. Il nostro problema, già in quelle ore, era studiare soluzioni drastiche e immediate per tutta l’Italia. Ed è quello che abbiamo fatto. Perché – continua -, c’è una grande differenza tra le scelte che facemmo nei due comuni della bergamasca e quelle che invece prendemmo a Codogno e Vo’ Euganeo. In questi ultimi due casi eravamo agli inizi della pandemia, e non avevamo ancora alcuna contezza dell’esistenza di altri focolai nel resto del Paese. Viceversa, quando abbiamo affrontato il caso di Alzano e Nembro eravamo già di fronte a un’emergenza nazionale. E l’abbiamo affrontata come tale – sottolinea – , applicando la zona rossa, o arancione, in tutto il territorio italiano”.
Alla domanda dei giornalisti se teme il pensiero che prima o poi possa scattare anche l’avviso di garanzia, risponde: “Assolutamente no, io non sono ovviamente responsabile delle indagini, ma non mi aspetto alcun avviso di garanzia, né l’ho mai temuto. Come ho già detto più volte, ho la consapevolezza di aver agito in scienza e coscienza, ed ho la serenità di chi ha sempre concordato ogni passo con il Comitato Tecnico Scientifico”.
“Le audizioni si sono svolte in un clima di massima distensione e di massima collaborazione istituzionale”. Lo ha detto il procuratore di Bergamo Maria Cristina Rota in una dichiarazione dopo aver sentito a Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte e i ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese come persone informate sui fatti.
“Ora – ha aggiunto il procuratore che si è fermato qualche istante con i giornalisti davanti a palazzo Chigi – noi ce ne andiamo, grati delle dichiarazioni che abbiamo avuto, a completare il nostro lavoro”.
Lei aveva detto che la zona rossa era responsabilità del governo? “No. Avevo dichiarato che dalle dichiarazioni che avevamo in atto c’era quella in quel momento. Oggi non ho altro da aggiungere” ribatte ai cronisti la Pm di Bergamo.
Si è dunque cinclusa l’audizione del premier Giuseppe Conte che è stato sentito per circa 3 ore nell’ambito dell’indagine sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro come persona informata dei fatti. E sono stati ascoltati anche i ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e della Salute Roberto Speranza. “Penso che chiunque abbia avuto responsabilità dentro questa emergenza, dal capo dell’Oms al sindaco del più piccolo Paese, debba essere pronto a rendere conto delle scelte fatte. È la bellezza della democrazia. È giusto che sia così. Da parte mia ci sarà sempre massima disponibilità nei confronti di chi sta indagando”. Così in un post su Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza, dopo essere stato sentito in qualità di persona informata sui fatti dai pm di Bergamo nell’indagine sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro.
Il premier è stato sentito come persona informata sui fatti dai Pm di Bergamo che da ieri sono a Roma per raccogliere le deposizioni degli esponenti di governo e dei tecnici che hanno lavorato al loro fianco nell’emergenza Coronavirus e in particolare per avere la loro versione sulla mancata zona rossa ad Alzano e Nembro. Vicenda sulla quale la magistratura ha acceso un faro per capire se istituirla spettava al Governo o alla Regione o a entrambi, se ci siano o meno responsabilità penali e se il non aver isolato i due Comuni, dove già dalla fine di febbraio i contagi erano cresciuti i maniera esponenziale, sia stata una delle cause che ha portato all’alto numero di morti in Val Seriana e nelle sue Rsa, altro tema di indagine assieme a quello del caso dell’ospedale di Alzano.
Ma intanto proseguono le polemiche. In questo caso innescate dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori che in un tweet si è lamentato che in Regione “da quando abbiamo segnalato che i decessi reali erano molti di più di quelli “ufficiali”, hanno secretato i dati per provincia”. Immediata la replica del Pirellone secondo cui la denuncia di Gori “non corrisponde al vero” perché l’informazione “non è cambiata e continua a essere la stessa”.
Mentre due giorni fa il pool di magistrati guidati dal Procuratore facente funzione Maria Cristina Rota ha ascoltato il presidente dell’istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, il lavoro è proseguito anche nella raccolta del materiale, come carteggi, verbali interni del comitato tecnico scientifico della Protezione Civile, delibere e Dcpm, per ricostruire passo a passo cosa è accaduto esattamente dal 3 al 7 marzo, quando poi l’esecutivo ha deciso di trasformare l’intera Lombardia e altre 14 province in Zona Rossa.
Il programma dei magistrati prevede di ascoltare i ministri della Salute Roberto Speranza e dell’Interno Luciana Lamorgese (per il numero uno del Viminale l’audizione dovrebbe riguardare tra l’altro l’interlocuzione con il prefetto di Bergamo quando in quei giorni si decise il rinforzo del personale chiamato a presidiare l’area che poi non venne più chiusa).
Conte aveva dichiarato che avrebbe ribadito come la Regione Lombardia, con cui da mesi c’è un rimpallo di responsabilità, aveva gli strumenti tecnici per agire in autonomia come hanno fatto altre Regioni. Concluse le audizioni romane, i Pm bergamaschi, che sulla vicenda hanno già sentito tra gli altri il presidente della Lombardia Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera, dovrebbero cominciare a tirare le fila e stabilire se si sia trattato di atti da incasellare in scelte politiche o se ci siano o meno responsabilità penali. Nell’eventualità in cui si dovessero ipotizzare responsabilità a carico di esponenti del governo durante l’esercizio della funzione, il procedimento dovrebbe essere trasmesso al Tribunale dei Ministri del distretto e quindi a quello che ha sede presso la Corte d’Appello di Brescia. Quel che è certo è che la ricostruzione sulla mancata zona rossa servirà a inquirenti e investigatori per avere un quadro di fondo per proseguire con gli altri filoni di indagine, quella sull’anomala riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano lo scorso 23 febbraio e le morti nelle Rsa bergamasche.
Ancora ieri Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità ha spiegato che è stata sollevata “l’attenzione sulle aree dove c’erano il numero maggiore di casi e sono state fatte, con una tempistica stringente e non perdendo assolutamente tempo, tutte le analisi che hanno permesso al decisore politico di fare le scelte del caso”.
Dopo che il Pm di Bergamo ha ascoltato a Palazzo Chigi Conte e i ministri, è scoppiata una polemica tra il senatore del M5S Elio Lannutti e il centrodestra. “Sbaglio o si tratta della stessa Pm che ha già emesso sentenza assolutoria in Tv per Fontana?”, scrive su Twitter Lannutti osservando che “se ci fosse un Csm, sarebbe già intervenuto”. Immediata la risposta della leader di FdI Giorgia Meloni e il portavoce di FI, Giorgio Mulè. “Il grillino Lannuti richiede l’intervento del CSM per mettere la museruola al Pm di Bergamo che ha ascoltato il Presidente Conte sulla mancata istituzione delle zone rosse. Siamo oltre il colpo di Stato: per i pentastellati i PM non hanno nemmeno il diritto di indagare…se le indagini si orientano su di loro”, commenta Meloni. Mentre Mulè dice: “Sentire i 5stelle che attaccano la Magistratura, cavallo di Troia con il quale strumentalmente hanno sfondato a suon di populismo e del giustizialismo più becero le porte del Parlamento, fa tenerezza e suscita imbarazzo”.