Siamo in guerra con il virus e “l’Italia partecipa ai processi riformatori europei con un ruolo da protagonista e così sarà fino a quando avrò responsabilità di governo”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in una lunga intervista con La Repubblica.
“Non temo il voto sul Mes” sottolinea, perché il voto non sarà sull’attivazione del Salva-Stati “ma su alcune sue modifiche che, grazie anche al contributo dell’Italia, sono servite a migliorare un meccanismo già esistente dal 2012”. A chi ipotizza rimpasti fa sapere: “dovete uscire allo scoperto e chiedere cosa volete”. Fra i temi principali dell’intervista, c’è il Recovery Fund: lunedì con i Ministri se ne approverà il budget “con tutti gli appostamenti” e “approfondiremo anche la sessantina di progetti che hanno superato il vaglio preliminare e che sono ormai in dirittura finale. Li raggrupperemo in 17 clusters”. Esprimeranno “una chiara visione del Paese” individuando, le “carenze strutturali del Paese” da superare. Lunedì “approveremo anche la struttura di governance con coordinamento presso la Presidenza del Consiglio”. Vi sarà, “un comitato ristretto deputato a vigilare con costanza tutta la fase attuativa. Ne faremo parte io, il ministro dell’Economia e il ministro dello Sviluppo Economico”. La supervisione tecnica dell’attuazione “sarà affidata a una struttura composta da sei manager, assistiti da uno staff dotato delle necessarie competenze professionali”. Alcuni dei progetti “saranno centralizzati, altri avranno una dimensione capillare sul territori”: dal potenziare l’offerta degli asili nido “offrendo servizi per 750 mila bambini” a un vasto programma di efficientamento energetico, cablaggio e messa in sicurezza degli edifici pubblici, a partire da scuole e ospedali cui sarà dedicato quasi il 10% delle risorse del Piano”. I 60 progetti “li abbiamo selezionati con l’obiettivo di rendere il Paese, al contempo, più competitivo e più inclusivo”. La parte del leone la faranno il green e il digitale, ma molti progetti saranno mirati a eliminare le diseguaglianze, incluse quelle di genere e territoriali”. I sei esperti “avranno compiti di monitoraggio esecutivo. Nessun ministro sarà espropriato dei suoi poteri di impulso e di indirizzo, così come nessun amministratore locale sarà espropriato delle sue responsabilità”.
Secondo Matteo Renzi il voto parlamentare sul Salva-Stati non riserverà sorprese, ma in caso contrario, “è naturale che il presidente del Consiglio si dovrebbe dimettere”. Lo dice il leader di Italia Viva in un’intervista con La Stampa. Quello del rimpasto di governo per l’ex premier è un “tema chiuso” dopo l’aver “sentito Conte dire, nel giorno in cui abbiamo avuto mille morti che lui dispone dei migliori ministri. Io ne prendo atto”. Quanto a durare fino al 2023 “non so. Se questa è la squadra non ci giurerei, ma magari sarò smentito”.
“Ho capito che mi dite che Gualtieri non vi ha dato ascolto in Commissione ma non è che per questo noi andiamo contro il presidente del Consiglio che abbiamo nominato noi. Io non ho paura di tornare al voto. Il problema è che perdiamo Conte. E trovare un altro nome come il suo non ci riusciamo”. Così Luigi Di Maio chiudendo l’assemblea M5s dove ha aggiunto: “Io non ho paura neppure di un rimpasto, non ho paura di far un’altra squadra di governo. Ma se diamo il fianco a questa cosa quì, diamo fianco a quella parte delle forze politiche che vuole cambiare il presidente del Consiglio”.