“Per quanto ci riguarda se queste sono le condizioni il governo possono farselo con i Responsabili, sempre che li trovino”: a raccontare che la giornata di ieri non è servita a fare passi avanti sul Conte-Ter è un renziano della prima ora oggi molto vicino a chi sta trattando al tavolo sul programma. “Noi alcune aperture le abbiamo fatte, per esempio il sistema proporzionale ma con preferenze. Dall’altra parte c’è un muro”, fa sapere a Today.it mentre oggi l’esploratore Roberto Fico è in teoria atteso al Quirinale per sottoporre al presidente della Repubblica Sergio Mattarella i risultati della sua ricognizione tra le forze della maggioranza. Ma non è detto che la scadenza sia rispettata. Proprio perché la trattativa è ancora in alto mare. E c’è chi sta alzando il prezzo. Mettendo nel mirino proprio l’Avvocato del Popolo. Che però il Pd è un nome “ineludibile”. Mentre Scalfarotto in tv dice di non essere così sicuro che ci sarà un Conte-Ter.
Così il Conte-Ter può saltare oggi
Anche quella sui ministri è una trattativa difficile da chiudere? “Non è una questione di persone ma di temi”, si ripete come un mantra dal fronte di Renzi glissando sul nome di Giuseppe Conte come prossimo presidente del Consiglio. E anche sul fatto che oggi il totopoltrone in effetti registra l’aumento di nomi di Italia Viva nel peso dell’eventuale Conte-Ter. Dalla parte di Renzi spiegano di aver chiesto una bicamerale per le riforme e per il Recovery Plan, una trattativa sul Mes, un piano per le infrastrutture, la definizione della vicenda della prescrizione, di Anpal (dove viene chiesta la testa di Domenico Parisi) e di Inps (qui rischia Pasquale Tridico) ma anche soluzioni diverse per il piano vaccinale rispetto a quella attuale, che vede tutto il potere in mano a un uomo solo (Domenico Arcuri). E finora hanno ricevuto soltanto porte in faccia. Per questo oggi quel governo che sarebbe una riedizione del Conte-Bis chiusosi, per ora, con le dimissioni dell’Avvocato del Popolo, può saltare insieme al suo nome. “Oppure possono farselo con altri, se trovano i voti”, si conclude.
Altri chi? Il nome che Renzi ha in mente da qualche tempo è quello di Mario Draghi ma in questo caso cadrebbe la formula dell’esecutivo politico e si andrebbe a un governo istituzionale con l’appoggio delle altre forze che oggi non sono in gioco: segnatamente il centrodestra. Che però ad oggi chiude: “Tra Conte e Draghi io preferisco gli italiani. Un governo tutti insieme per fare cosa?”, ha detto ieri sera Matteo Salvini. Il nome dell’ex presidente della Banca Centrale Europea entrerebbe in gioco soltanto se saltasse il Conte-Ter e, insieme, il tentativo di trovare un’altra personalità politica disponibile ad andare a Palazzo Chigi con questa maggioranza (Franceschini? Lo stesso Fico?). L’agenzia di stampa Ansa scrive che Renzi ne avrebbe parlato al telefono – ma la cosa non viene confermata – anche con il leader di Fi Silvio Berlusconi. L’idea è che Fi con l’attuale maggioranza possa sostenere un governo guidato da una personalità come Mario Draghi, con Lega (forse anche Fdi) a dare un appoggio esterno.
Prima però c’è da chiudere, in un modo o nell’altro, la trattativa sul Conte-Ter. Entro oggi, anche se a Fico potrebbero essere concesse altre quarantotto ore prima di salire al Quirinale. Un retroscena del Fatto Quotidiano racconta oggi che, al netto del fatto che “non è una questione di persone ma di temi”, stasera Mattarella ha una sola domanda da fare a Fico : “Italia Viva di Matteo Renzi ha sciolto la riserva sul nome di Giuseppe Conte?”. Il fronte opposto invece pensa che il discorso sui temi invece sia invece nient’altro che un modo per prendere e perdere tempo sul vero obiettivo del “semplice senatore”: sfrattare definitivamente Conte (e Casalino) da Palazzo Chigi.
Conte-ter a rischio: oggi la verità al Quirinale?
E mentre ieri sera l’ufficio stampa di Italia Viva smentiva la notizia di un vertice di Zingaretti e Crimi con Renzi, quest’ultimo nella chat degli eletti del suo partito scriveva: “Abbiamo chiesto di avere un documento scritto perché solo mettendo nero su bianco le priorità, dalla giustizia al lavoro, dalla sanità alle riforme, potremo essere chiari davanti ai cittadini. Una crisi come questa merita di essere risolta in modo trasparente: va scritto ciò su cui siamo d’accordo e in che tempi realizzarlo”. Assicurando anche che il problema è politico: “Non abbiamo parlato di nomi e nemmeno di numeri: i nostri colleghi della vecchia maggioranza dicono informalmente che non intendono portare elementi di discontinuità: pura tattica in attesa di domani”. Cioè oggi. Quando la trattativa si chiuderà, secondo i piani dei renziani, in un modo o nell’altro.
E che sia possibile ancora la fumata bianca lo si capisce dal fatto che il totoministri continua a impazzare. Uno dei nomi a rischio è quello di Roberto Gualtieri, “colpevole” di aver assunto una posizione troppo vicina a quella del presidente del Consiglio all’epoca della trattativa sul Recovery Plan. Il piano B è quello di scegliere un tecnico al suo posto: un nome di peso e di autorevolezza tale da fare da contraltare a quello del premier in caso di dissidi nel governo che verrà, se davvero questo sarà politico. Il Corriere della Sera spiega oggi che le Infrastrutture, con la pioggia di miliardi del Recovery fund, diventano centrali. Per questo è uno dei ministeri più richiesti da Italia viva.
Qui potrebbero arrivare Maria Elena Boschi o Ettore Rosato. Perché Iv ha chiesto un ministero di spesa, e non potendo avere l’Economia, si deve «accontentare» delle Infrastrutture o del Mise. Ma si potrebbero far sentire anche i 5 Stelle, perché dovendo rinunciare a diversi ministeri di peso, dalla Giustizia al Lavoro, e avendo poco spazio nel Recovery (gestito dall’Economia e da un possibile ministro o sottosegretario dedicato) potrebbero voler subentrare a Paola De Micheli.
Il più accreditato è Stefano Buffagni, già viceministro allo Sviluppo economico, mentre proprio la Boschi su Twitter continua a ripetere di avere zero voglia di entrare nel nuovo governo, per stare fuori dalle polemiche. Ma altri nomi sono in ballo, sempre su input di Iv: “Noi non siamo ostili al Conte ter -si dice in Iv- ma i 5 Stelle non possono pensare di lasciare tutto com’era. Serve discontinuità”, dicono altre fonti all’AdnKronos. E le condizioni poste da M5S sono giudicate irricevibili. A partire da quella di tenere Alfonso Bonafede alla Giustizia per finire con la Catalfo al Lavoro pure considerata intoccabile. Un irrigidimento che ci sarebbe stato anche al tavolo del programma a Montecitorio.
“Abbiamo sentito solo no. No al Mes, no alla Tav… solo no”. Un muro. “Tatticismi? Forse, ma occhio che così si va a sbattere e stavolta non possono dire che siamo stati noi a far saltare il tavolo. Non abbiamo messo mezzo veto. Chiediamo però una discontinuità. Ma tra cento e zero, non può non esserci una via di mezzo”. Oggi il Conte-Ter può saltare. Ma se davvero Fico chiederà altro tempo a Mattarella, allora il nome dell’avvocato sarà ancora in gioco.