«Il 21 marzo: perché in quel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e della giustizia sociale, perché solo facendo memoria si getta il seme di una nuova speranza», così Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti della Campania, in vista della Giornata nazionale dell’impegno e della memoria delle vittime innocenti di mafia, organizzata a Napoli, per lunedì prossimo, dall’ associazione ‘Libera’ di don Luigi Ciotti.
In questa settimana, sono state promosse diverse iniziative ed incontri nelle carceri campane, d’intesa con l’associazione ‘Libera’ ed alcuni familiari di vittime innocenti della criminalità organizzata. Oggi, ci si è recati negli istituti di pena di Bellizzi Irpino, nella mattinata, e di Salerno, nel pomeriggio.
Hanno partecipato agli incontri i direttori delle due carceri, Paolo Pastena di Bellizzi Irpino e Rita Romano di Fuorni, oltre che Anna Garofalo*, dell’associazione ‘Libera Salerno’, Anna Maria Torre*, figlia di Marcello, vittima innocente di Camorra e Marco Cillo della Caritas di Avellino.
Annamaria Torre, nel suo intervento, ha dichiarato: «È la prima volta che parlo a detenuti adulti, fino ad adesso ho parlato ad adolescenti delle carceri minorili. Con la mia famiglia, in particolare con mia madre, abbiamo atteso anni per reclamare giustizia e verità. La mia presenza oggi qui, anche emozionata, vuole verificare con voi, senza giudicarvi, le condizioni di un percorso di inclusione sociale e nostro, con le nostre sofferenze, il nostro dolore, di sentirci comunità».
Su questa testimonianza, dal pubblico è intervenuto un detenuto di Bellizzi che ha consegnato alla dottoressa Anna Maria Torre una riflessione personale, raccontando poi di aver, da qualche settimana, intrapreso un percorso di giustizia riparativa e quindi cercare di instaurare un dialogo con i familiari della persona che ha ucciso.
Anna Garofalo, nel corso dell’incontro, ha sottolineato che «dietro un problema c’è sempre un bisogno e si deve intervenire già nell’età adolescenziale, poiché dietro tante storie di coloro che causano violenza e morte, ci sono miseria, povertà educativa ed emarginazione».
Marco Cillo della Caritas di Avellino, invece, ha tratteggiato la storia di due vittime innocenti della criminalità organizzata della provincia di Avellino: Nunziante Scibelli, prima vittima innocente, e Pasquale Campanello, agente di polizia penitenziaria al quale è intitolato, peraltro, il carcere di Ariano Irpino. Ha affermato: «Ho insegnato diversi anni in carcere e da questa mia esperienza ho imparato che bisogna capire, sapersi rapportare e mai giustificare».
Il Garante campano Ciambriello, ha così concluso: «Anni di memoria e impegno per restituire verità e giustizia a tutte le vittime di mafia. Oltre il settanta per cento delle famiglie, che hanno provato sulla propria pelle la ferocia del crimine organizzato, non conosce la verità sulla morte dei propri cari. Un cammino nelle carceri per promuovere responsabilità e giustizia riparativa, per andare oltre le mura dell’indifferenza. Bisogna che non ci sia più disinteresse sul tema del carcere e della giustizia, ma anche sulle disuguaglianze sociali, sulla precarietà, perché l’indifferenza è un proiettile silenzioso, che uccide quotidianamente».