Andrea Cozzolino, 51 anni, napoletano, è vicepresidente della delegazione PD al Parlamento europeo. E’ stato relatore per il rapporto sul contributo del riassetto urbano alla crescita economica nella politica di coesione, nel quale è stato proposto di assegnare almeno il 5% delle risorse europee direttamente agli enti locali, delegandone la gestione ai comuni. In commissione Occupazione e Affari sociali, ha seguito la direttiva sul distacco dei lavoratori, che ha rafforzato le protezioni, introducendo controlli più severi per prevenire gli abusi più frequenti e semplificando l’accesso alle informazioni e ai diritti sulle condizioni di lavoro. E’ candidato di nuovo al Parlamento Europeo per la lista del PD.
Il lavoro prima di tutto?
«Sì. La sfida delle società avanzate è realizzare sistemi economici in grado di creare lavoro. Questo vuol dire redistribuire ricchezza e benessere, creare una società più aperta e più mobile, più libera e più progressista. Creare lavoro è una priorità in primo luogo per l’Italia e per il Mezzogiorno, dove un giovane su due non ha un impiego, ma soprattutto non ha una prospettiva. Questa situazione va risolta al più presto, intervenendo in primo luogo sulle cause e sulle politiche che l’hanno generata a livello europeo. In questi anni, l’Unione Europea, dove sono maggioranza il centrodestra e i conservatori, è stata troppo attenta ai bilanci degli Stati e al salvataggio delle banche e si è occupata invece troppo poco della vita reale delle persone»
Una Sua proposta concreta?
«La nostra proposta mira a offrire un contratto unico incentivato per i giovani neoassunti del Sud, andando esattamente in questa direzione: liberare risorse, sbloccare i fondi europei del Fondo Sociale per sostenere il lavoro e le imprese e dare un’opportunità a centinaia di migliaia di giovani che oggi non ce l’hanno. Vogliamo così aprire un varco di luce e dare una speranza in fondo al tunnel della crisi»
Incentivare le assunzioni attraverso i fondi europei. Come?
«Tenendo conto di impegnare 2,6 miliardi e almeno 5 miliardi delle risorse del FSE (dei 18 disponibili) e che per ogni lavoratore assunto per 3 anni (+2 anni incentivati in seguito alla trasformazione a tempo indeterminato) servirebbero circa 30.000 euro, il contratto “incentivato” potrebbe riguardare fino a 250.000 lavoratori»
Per cambiare l’Europa Lei ha 10 idee nei primi 100 giorni. Cioè?
«Innanzitutto, responsabilizzare la politica economica europea, costruire un’Europa più giusta ed equa, rilanciare l’occupazione, un piano per l’industria, risorse per i settori produttivi. E ancora, strategia globale per l’ambiente, rivedere la strategia della politica commerciale. C’è bisogno di un nuovo ruolo per la Banca Centrale Europea, ma anche di reprimere le frodi fiscali. Non ultimo un approccio positivo su immigrazione, diritto d’asilo e libertà di movimento per costruire un’Europa dei diritti e delle libertà, che promuova i valori della democrazia, dell’eguaglianza e dei diritti dei cittadini»
L’appuntamento elettorale è ormai prossimo. Come si sta muovendo?
«Innanzitutto, bisogna dire che c’è gradissimo disagio e sofferenza sociale e questo provoca una distanza con l’appuntamento elettorale. Dobbiamo colmare questo vuoto recuperando il rapporto diretto con tanti elettori ed elettrici e provando a colmare la distanza con un elemento di fiducia e di speranza. Con il voto del 25 maggio noi possiamo cambiare la guida politica dell’Europa e le concrete politiche economiche, sociali, finanziarie che rimettono al centro i temi dello sviluppo, della crescita e della concreta condizione di vita di milioni di cittadini che hanno bisogno di guardare al futuro con maggiore speranza e soprattutto recuperare una qualità della vita migliore nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Vi è poi un elemento fondamentale ovvero la vita di questo nostro Paese e lo sforzo inaudito che sta mettendo in campo il Presidente del Consiglio anche con atti e provvedimenti estremamente concreti che possono aiutare questo Paese a mettersi in cammino. Il voto sarà importante anche per incoraggiare questo sforzo»
Quanto l’Europa è importante per l’Italia?
«C’è nel voto una componente che attiene al valore dell’Europa per l’Italia e per la Campania. Il paradosso di questi anni è che noi abbiamo subito tutti i vincoli della politica europea in termini di austerità e di rigore e non abbiamo colto pienamente le poche essenziali chance che l’Europa ci metteva a disposizione. Penso all’uso dei fondi strutturali. La Campania, la Calabria e la Sicilia sono state in questi anni incapaci di utilizzare le risorse comunitarie con il rischio di restituire ingenti risorse senza offrire grandi opportunità in termini di sviluppo e di crescita per questi nostri territori. Questo è un tema importante da mettere al centro della campagna elettorale anche per proporre meccanismi che consentano a Regioni come la Campania di poter comunque utilizzare queste risorse a favore dei cittadini della Campania»
Un vero tour de force questa campagna elettorale…
«Una campagna elettorale che non lascia tempo, ricca di appuntamenti, incontri e confronti con i cittadini. Io del resto preferisco il rapporto diretto con le persone per questo ai media prediligo gli incontri. Del resto l’Europa è il luogo dove i cittadini possono non solo scegliersi il partito ma anche il candidato. Quindi, il rapporto diretto è fondamentale»