Come viaggeremo in aereo, mentre conviviamo con il coronavirus? Ecco alcune risposte raccolte da VanityFair.it. In molti, come Emirates, hanno già iniziato – e i soldi freschi degli emiri certo fanno molto comodo – effettuando test sierologici rapidi ai passeggeri in partenza con risultati in pochi minuti e imponendo diverse altre misure di sicurezza ai clienti. Anche Etihad dovrebbe allinearsi entro fine mese. Nel frattempo le società impegnate nell’allestimento degli aeromobili stanno tirando fuori conigli dal cilindro in una specie di corsa contro il tempo per dare soluzioni smart ed economiche ai vettori.
La Iata, l’associazione delle compagnie aeree, ha calcolato perdite per 318 miliardi di dollari per l’anno in corso e un dimezzamento della crescita. Il turismo internazionale è semi-paralizzato ma alcune destinazioni – vedi le isole Cook – si vantano di aver raggiunto uno status «Covid-19 free» e c’è da scommettere che quelle che riusciranno a organizzare per prime un sistema di controllo efficiente agli arrivi – magari proprio con test sierologici veloci – saranno anche le prime a riaprire le porte ai turisti, combinando la necessità di riattivare le economie locali con la sicurezza.
L’italiana Aviointeriors ha per esempio fatto molto discutere nei giorni scorsi con un paio di proposte per garantire una parvenza di distanziamento sociale negli spazi più angusti che si possano immaginare: quelli appunto della cabina di un aereo. Una si chiama Janus e, un po’ come in certi autobus, prevede una disposizione alternata col posto centrale invertito, che funziona dunque anche da divisore fra quello finestrino e quello corridoio. Conclude il nuovo assetto una specie di recinto che circonda i posti in un design che qualcuno ha già ribattezzato «yin-yang». Per certi versi, si guadagna un po’ di privacy in un approccio che avvicina l’allestimento a quello delle cabine di business. Un’altra trovata, più leggera, prevede invece di lasciare tutto com’è, installando un divisore fra i posti che ricorda un po’ le vecchie cabine telefoniche da muro: l’hanno battezzata Glassafe.
Queste come altre idee non sembrano particolarmente complesse né costose da implementare sugli aerei, in particolare delle compagnie più ricche e con flotte più numerose. Certo l’idea di viaggiare col posto centrale vuoto, misura che sembrava aver guadagnato estimatori anche in Italia, non appare percorribile né, a dirla tutta, particolarmente sensata. Il capo di Ryanair, il vulcanico Michael O’Leary, ha già avvisato le autorità sanitarie europee: «Non possiamo avere profitti con un tasso di riempimento del 66%» ha spiegato, chiedendo che siano eventualmente i governi a pagare per i posti lasciati vuoti, nel caso in cui imponessero simili restrizioni. «Anche se lo fai poi il posto vuoto non fornisce alcun distanziamento sociale, quindi è una specie di idea idiota che non ottiene comunque nulla». Se questa idea non verrà abbandonata, la low cost irlandese che ha ribaltato il turismo fra anni Novanta e Duemila non riprenderà a volare ma aspetterà che le compagnie tradizionali sventolino bandiera bianca dopo il grande gelo del turismo mondiale per riprendere a macinare introiti verso l’estate del 2021. Sempre che ci arrivi coi conti in ordine: Ryanair vive nel nostro mondo, proprio come tutti gli altri vettori.
I massimi standard dovranno ovviamente essere garantiti per la sanificazione degli aeromobili, oggi puliti sommariamente fra un volo e l’altro e a fondo solo a fine ciclo giornaliero, dell’apparato di areazione e del catering.
Per il momento, secondo le indiscrezioni sul piano per la Fase 2 preparato dal governo, in aereo saranno obbligatori mascherina e guanti. Oltre a protezioni più robuste per hostess e steward, che per un po’ dovranno rivestire le belle divise con dispositivi simil-medicali. Ma la vera rivoluzione riguarderà tutto quello che accadrà prima e dopo il volo. Gli aeroporti in fondo erano già sulla strada di un’esperienza il più possibile contactless e veloce (ne avevamo parlato per esempio per le sperimentazioni su Milano-Linate rispetto all’imbarco biometrico). Ora dovranno spingere ancora di più in quella direzione. Le carte d’imbarco andranno effettuate obbligatoriamente online, gli esercizi dentro e fuori le zone sicure dovranno seguire le medesime regole di quelli cittadini, i flussi degli utenti saranno organizzati in modo scientifico anche se diverse altre incombenze, come la consegna dei bagagli, in molti scali del mondo erano già completamente automatizzate con chioschi fai da te, per cui dovrebbero sollevare meno perplessità. Sebbene non tutti i passeggeri dispongano di competenze tecniche o linguistiche per procedere in autonomia e non è pensabile non offrire loro assistenza pratica. Nel complesso, però, gli aeroporti sono fra i luoghi più tecnologici e robotizzati del mondo dove gran parte delle mansioni gira già in quasi autonomia, per cui saranno anche lo scenario ideale per riprogettare la mobilità della «nuova normalità», per tutto il tempo che ci occorrerà prima di un consolidamento delle cure, la scoperta di un vaccino o un indebolimento della pandemia.
In termini sanitari, il termoscanner – per quanto solo parzialmente utile, si può ovviamente essere contagiosi anche da asintomatici – rimarrà obbligatorio in partenza e in arrivo. Anche le procedure d’imbarco dovranno essere gestite evitando le solite file o assembramenti, dunque in modo meglio distribuito, con un inevitabile allungamento dei tempi delle operazioni che, a cascata, condurrà a una programmazione dei voli più ampia, dunque a una flessione della redditività delle compagnie. Che, per chiudere il cerchio, saranno costrette – specie dopo un blocco così lungo nel tentativo di curare i bilanci e la diffidenza delle persone a riprendere a viaggiare – ad alzare i prezzi dei biglietti.
Nuove indicazioni dovranno arrivare dalla prossima settimana, col piano specifico per la Fase 2 sui voli aerei. Intanto gli scali si sono mossi da tempo. A Roma-Fiumicino, il principale aeroporto italiano con 43,5 milioni di passeggeri in transito nel 2019, sono stati installati circa 200 distributori di gel igienizzante per le mani (compreso lo scalo di Ciampino di fatto chiuso ai voli commerciali) e sono aumentate le attività di disinfezione dei terminal rimasti operativi con frequenze notevoli: quattro volte al giorno, con punte di 6, per i banchi dei check-in o per le vaschette portaoggetti dei controlli di sicurezza e giornalmente per i carrelli portabagagli nonché tutte le superfici. Stesso discorso per spazi come marciapiedi, parcheggi e fermate delle navette.
Per il distanziamento sociale, invece, Adr – che gestisce lo scalo – ha installato 250 totem e i supporti digitali per ricordare le misure. Ogni 10 minuti viene effettuato un annuncio a diffusione generalizzata in più lingue e una pattuglia della vigilanza dinamica invita verbalmente i passeggeri a mantenere la distanza di sicurezza, come anche le pattuglie delle forze dell’ordine. Non solo: sono state riorganizzate le aree delle postazioni per la verifica delle autocertificazioni dei passeggeri, riuscendo ad allontanarle dai controlli con i termoscanner (sono 33 per destinazioni extra Schengen in partenza e arrivo), garantendo così maggiori distanze. Solo un antipasto di quello che ci aspetta a terra e a bordo. Speriamo a breve.