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Coronavirus, è il giorno dell’assedio, Conte difende la sua strategia

Le Regioni, le opposizioni, le categorie: per il premier Giuseppe Conte è il giorno dell’assedio. Una nube di proteste circonda il Dpcm che darà vita alla fase 2 e anticipa l’informativa che il capo del governo farà in mattinata alla Camera al Senato.

Un discorso con il quale Conte puntellerà la sua contro-offensiva su un pilastro: la legittimità della sua strategia. Strategia che trova, in queste ore, la sponda prudente del Quirinale secondo il quale, sottolineano fonti parlamentari, l’emergenza coronavirus non è certo finita anche se bisogna programmare con attenzione la ripartenza. Unità e prudenza, insomma, sono le basi dalle quali Conte non vuole affatto abdicare neppure nella prima metà di maggio. E, al Quirinale si ricorda che il presidente si è sempre speso per buoni rapporti tra Stato e Regioni ma senza mai entrare nel merito delle singole richieste.

Lo scenario politico, per il presidente del Consiglio, è cambiato in una manciata di ore. Matteo Renzi ha ricominciato il suo bombardamento e anche il Pd sembra aver cambiato atteggiamento. Tanto che, secondo quanto raccontano alcuni ambienti Dem, alcuni “big” democratici si sarebbero convinti di non fare più “scudo” al premier come è accaduto finora. Di fronte a tutto questo, Conte si presenterà alla Camera puntando su quanto finora fatto, richiamando alla responsabilità alla vigilia del decreto che, nel piano del governo, potrebbe permettere la ripartenza economica dell’Italia. Decreto sul quale permangono nodi tecnici e politici, a partire dalle modalità quel reddito di emergenza sul quale restano tensioni della maggioranza. E con il grande interrogativo degli aiuti Ue: se il Recovery Fund non verrà messo in campo nel giro di due-tre mesi, il rischio di ricorrere al Mes resta alto.
La stella polare per la fase 2, spiegherà, è stata il report del Comitato tecnico-scientifico. Un documento che parla di un’Italia per nulla immune dal rischio di una risalita dei contagi. “La forza della scienza vince sulle opinioni”, spiegano a Palazzo Chigi. Certo, nei prossimi giorni molti dei dubbi insiti nel Dpcm verranno chiariti. Innanzitutto nelle Faq. Anche se, fonti di maggioranza non escludono l’ipotesi di un maxi-emendamento al dl lockdown che “parlamentarizzi” la fase 2 dal 4 a al 18 maggio.

Del resto, è il ragionamento del capo del governo, il 4 maggio torneranno in attività 4,5 milioni di persone, dato che pone una netta cesura con la fase 1. Neanche sul susseguirsi di Dpcm Conte ipotizza passi indietro. E’ “un uso legittimo”, ragionano fonti di governo ricordando come la legge quadro resti il “decreto lockdown”. Ed è un uso sul quale, finora, neppure dal Quirinale sono arrivate osservazioni in materia costituzionale. Anzi, fonti parlamentari raccontano che le letture politiche al discorso della presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia – che ha innescato una serie di roventi polemiche – abbiano colto di sorpresa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E, forse non a caso, in serata ad intervenire è il presidente della Camera Roberto Fico.

“Io ho sempre contestato l’eccesso della decretazione di urgenza, ma in questo caso siamo nel rispetto della Costituzione”, spiega. Al Colle osservano con una certa attenzione le fibrillazioni politiche. Attenzione ma non allarme, nella convinzione che, in una fase come questa anche in gran parte della maggioranza ci sia la consapevolezza della necessità di una stabilità politica. Al contrario, l’Italia rischierebbe di andare incontro a ulteriori tempeste economiche anticipate, ad esempio, dal declassamento arrivato dall’agenzia Fitch. Insomma dal Quirinale resta una grande attenzione alla ripartenza del Paese, ai conti pubblici e alle reazioni dei mercati. Del resto, un governo di unità nazionale resta ipotesi fantasiosa. L’arrivo di un governo tecnico sostenuto anche dalla Lega coinciderebbe con la messa in campo di alcuni interventi che, dalle parti di via Bellerio, non sono certo graditi: l’abolizione di quota 100 e l’attivazione del Mes, tanto per fare uno dei tanti esempi possibili. Nel M5S, di tutto ciò, c’è una certa consapevolezza.
E non è un caso che perfino Alessandro Di Battista in serata difenda strenuamente Conte (“è un uomo di Stato”) e allontani l’ombra di Mario Draghi: “Dio c’è ne scampi”.

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