La Rai ha varato una task force contro le fake news sul Coronavirus, è un’azione dovuta visto che con l’evolversi dell’epidemia le bufale sono cresciute in maniera esponenziale, tra l’altro sono anche pericolose perché possono provocare una serie di comportamenti rischiosi, “è una struttura che si occupa delle fake news e delle imprecisioni riguardo all’informazione scientifica sul Coronavirus, partendo dalle evidenze più urgenti per l’informazione pubblica. Abbiamo sentito l’esigenza di comporre un comitato scientifico di virologi, medici e uomini di scienza che permetta di valutare volta per volta le molte informazioni che arrivano in maniera tumultuosa sulle nostre scrivanie relativamente al Coronavirus” spiega il direttore di Rai News Antonio Di Bella, chiamato a dirigere questa task force. Va detto che proprio la Rai sia pure accidentalmente ha contribuito ad avvalorare tesi complottistiche che vogliono che il Coronavirus sia stato creato artificialmente, infatti sono diventati virali due video tratti da due edizioni del Tg Leonardo, il telegiornale scientifico gestito dalla Testata Giornalistica Regionale della Rai, il primo è tratto dall’edizione del 16 novembre del 2015 che ipotizzava che in un laboratorio un gruppo di studiosi avevano innestato la proteina superficiale di un coronavirus trovato nei pipistrelli su un virus che provoca la sars, il secondo dall’edizione del 17 febbraio del 2020 secondo la quale il nuovo Coronavirus sarebbe sfuggito da un laboratorio di Wuhan. Il direttore della TGR Alessandro Casarin si è affrettato a spiegare che il servizio del 2015 aveva preso spunto da una inchiesta della rivista Nature ma che “la stessa rivista ha chiarito che il virus di cui parla il servizio, creato in laboratorio, non ha alcuna relazione con il virus naturale Covid-19” mentre per quel che riguarda il servizio del 2020, la tesi del virus uscito da un laboratorio era solo una ipotesi pubblicata da due ricercatori su una piattaforma online, ResearchGate, ipotesi che non aveva trovato alcuna corrispondenza scientifica, tanto è vero che la stessa piattaforma l’ha rimossa poco tempo dopo. D’accordo ma il telegiornale scientifico della Rai non avrebbe potuto controllare meglio le sue fonti prima di pubblicare certe notizie prive di fondamento? “Oggi le fake news”, spiega Fabrizio Saolini, amministratore Delegato Rai, durante la presentazione della task Force, “sono un veleno che rischiano di minare l’informazione corretta e di minare la coesione sociale”. Appunto.
Anche il Governo si è dotato di una task force contro le bufale: di questa task, voluta dal sottosegretario all’editoria Andrea Martella, dovrebbero far parte tra gli altri Riccardo Luna, specialista nel fact-checking e editorialista di Repubblica, David Puente debunker di Open, Francesco Piccinini, direttore del giornale online Fanpage e Roberta Villa, medico e collaboratrice di un sito anti-bufale in medicina, Scienzainrete. Purtroppo l’idea di questa task force non ha incontrato il favore di tutti: Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ritiene che questa task limita le “libertà fondamentali e costituzionali con eccessiva disinvoltura” (!) e un deputato dello stesso gruppo politico, Federico Mollicone, tra l’altro componente della commissione bicamerale di vigilanza della Rai, rincara la dose attaccando l’iniziativa che sarebbe “di chiaro orientamento antisovranista” (e da questo si deduce che combattere fake news come quella che fare gargarismi con la candeggina protegge dal Coronavirus è antisovranista n.d.a.) “tanto da includere ‘esperti’ e personaggi come Puente” al punto da indurre l’editore di Open, Enrico Mentana, a chiedere a Puente di fare un passo indietro “vista la politicizzazione strumentale della vicenda”. Puente ha affermato che non intende ritirarsi e ringrazia Mentana che non lo ha obbligato a farlo, “siamo entrambi d’accordo che non sarà certo un politico, quale che sia, a impedirmi di lavorare. Continuerò il mio lavoro di fact-cheking con Open, come sempre , e allo stesso tempo farò parte della task force”. Quindi questa task force dovrebbe partire nonostante le inspiegabili opposizioni, ma è legittimo chiedersi il perché i partiti, indipendentemente dal colore politico, non si coalizzino tutti contro le fake news, perché alcune forze politiche ritengono illegittima la lotta contro le bufale? Possibile che la propaganda politica viene prima di tutto, anche della salute dei cittadini?
Raimondo E. Casaceli