Da ogni parte d’Italia e poi nella giornata di ieri a Salerno, nel carcere di Furoni. Protestano i detenuti contro il Coronavirus ed i provvedimenti adottati dal DCPM del Governo centrale firmato questa notte dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Restrizioni sulle visite e molto altro. Ma c’è la paura del contagio. Questo pomeriggio è scoppiata la protesta violenta nelle celle del carcere di Poggioreale “Giuseppe Salvia”. I detenuti hanno dato fuoco ai materassi ed altri sono saliti sugli edifici del penitenziario al grido di “rispettate i nostri diritti”. All’esterno del carcere anche le mogli dei detenuti che armate di megafono hanno continuato la protesta dei mariti all’interno. “Condizioni disumane, liberateli”. Sul posto il Questore di Napoli Alessandro Giuliano a coordinare le operazioni. E’ giunto anche il Garante dei detenuti della Campania Samuele Ciambriello che ha dichiarato:
“Sono stato tutto il pomeriggio nel carcere di Poggioreale dove c’è stata una rivolta violenta che ha coinvolto almeno quattro padiglioni: in uno, il Napoli, i ristretti sono saliti sul tetto dell’edificio. Il divieto di colloqui per la paura del Coronovirus, il sovraffollamento, le celle e le condizioni verificate in tante mie visite in alcuni reparti dell’Istituto di Napoli-Poggioreale possono essere facilmente considerate in violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea per la tutela delle libertà fondamentali e dei diritti umani che inderogabilmente vieta ‘trattamenti o pene inumane o degradanti’, sono argomenti da trattare, da denunciare alla Politica e alle autorità competenti. Così come il temporeggiare del Governo, la poca informazione, le contraddizioni nei decreti. Però la violenza dei detenuti non è accettabile, ne giustificabile. Tanti padiglioni di Poggioreale hanno inteso protestare pacificamente con la “battitura” di pentole. La protesta è arrivata in tante carceri italiane: Modena e Frosinone, ma anche Vercelli, Alessandria, Foggia. Occorrono provvedimenti di sano realismo, di liberazione anticipata, di arresti domiciliari e di clemenza“.