La pandemia ci cambierà.
Una semplice frase che non vuole creare catastrofismi o allarmismi: è la realtà, e bisogna tenerla bene a mente. Si assisterà ad un cambiamento individuale e sociale.
Non bisogna percepire il cambiamento come un qualcosa di negativo. Cambiare significa sostituire, subire mutamenti, modificare, trasformare.
Magari si inizierà a dare priorità a tutto ciò che prima non veniva ritenuto importante. L’Italia cambierà e il Mondo intero risulterà trasformato dopo questa emergenza.
Le stime prospettano 1 milione di morti solo negli Stati Uniti, e un crollo economico forse senza precedenti, peggiore anche della crisi finanziaria del 2008. C’è chi dice che dopo il coronavirus si dovrà ripartire dal niente esattamente come dopo il secondo conflitto mondiale.
Qualcun altro, forse in maniera un po’ estrema, sostiene che tutto questo possa essere una sorta di (secondo) anno zero. Sarà forse l’inizio di una nuova fase, muteranno gli assetti economici, cambierà il potere di certi Stati che saranno distrutti da questa emergenza rispetto ad altri che avranno subito meno danni.
L’unica certezza è che il 2020 sarà per sempre ricordato come l’anno che ha cambiato la vita ad ogni essere umano.
Si parla di un cambiamento delle abitudini. Bisogna stare chiusi in casa, evitare ogni tipo di contatto se non strettamente necessario e si sa la limitazione della libertà personale, per quanto possa sembrare una cosa facile, non lo è per nulla: la verità è che la libertà è la cosa a cui ogni individuo non può rinunciare volontariamente, è imprescindibile dall’essere umano, una cosa di cui non si può fare a meno e ancor più difficile in una società moderna che vive nell’agio e nella spensieratezza.
Alla mancanza della libertà si affiancano, per molti altri, momenti di solitudine, di irritazione, di sconforto e una presa di consapevolezza della malattia, di questa pandemia, che porta forse ad uno stato continuo di preoccupazione.
Ed è alla fine di tutto questo, perché una fine ci sarà, che avverrà un cambiamento. Amori e amicizie che forse sembravano persi ritorneranno più forti di prima o si spezzeranno per sempre. Ci si renderà conto dell’importanza della famiglia e dell’unione tra le persone.
Ognuno si porrà altri obiettivi, forse qualcuno riuscirà a lasciar andare tutto ciò che non aveva il coraggio di perdere e si affaccerà finalmente verso ciò che più lo affascina. Si cambierà, si crescerà e si migliorerà; prima bruco poi farfalla.
Questo è un momento per riscoprirsi, per conoscersi, per dar voce a tutto ciò che si pensa e in cui si crede ma che molto spesso viene accantonato per la mancanza di tempo, coraggio, volontà. Il vero coraggio adesso è riuscire a non farsi abbattere dalla tragicità del momento, essere spalla forte per chi sta soffrendo, riuscire a trovare la parola giusta per chi ne ha bisogno.
Lo scrittore israeliano David Grossman ha espresso in modo molto chiaro quello che accadrà dopo l’epidemia: «Quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente. Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso. Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge o al partner. Di mettere al mondo un figlio o di non volere figli. Di fare coming out. Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui. Ci sarà chi, per la prima volta, si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi. Sugli amori che non ha osato amare. Sulla vita che non ha osato vivere».
Bisogna tenere a mente quindi che tutto ciò che si vorrà fare dopo questa emergenza sarà vita, e noi avremo semplicemente il DOVERE DI VIVERLA RITORNANDO AD ESSERE UMANI.