Mario Esposito, patron del premio culturale di valenza nazionale “Penisola Sorrentina Arturo Esposito”, prova a tracciare qualche riflessione sull’importanza del ruolo svolto in Italia nella cultura, nelle istituzioni e nell’economia da parte di associazioni e fondazioni per il dopo Emergenza da Covid-19.
“Al di là di quelle che potrebbero essere riflessioni di matrice teorica, estetica, sociologica, introspettiva, in questo intervento desidero porre l’accento sull’importanza della cultura come asset strategico per l’economia e la ripresa spirituale del Paese. Oltre che di contenimento sociale, rispetto alle tante derive che facilmente potranno affacciarsi lungo il percorso”, dichiara il patron del “Penisola Sorrentina”.
Quarant’anni, giornalista, laureato con lode in lettere classiche, Mario Esposito opera da oltre venticinque anni nel settore del no profit e pone l’accento sull’importanza strategica degli enti del terzo settore, in virtù del loro carattere di non lucratività, consistente nel vincolo di non distribuzione di utili o riserve.
“Gli enti del terzo settore – continua Esposito – dovranno essere fortemente sostenuti dallo Stato nell’immediato. Sono infatti organismi socio-economici che per struttura intrinseca possono garantire una ripresa immediata, anche se di piccola portata, ma di significato fondamentale per il micro tessuto socio-economico. Sono come un cuore che in arresto può riprendere a battere, dando ossigeno ad altri soggetti della filiera e, soprattutto, a quei giovani che magari oggi si trovano senza lavoro e senza il coraggio o l’opportunità di investire su se stessi”.
“Occorre un intervento forte del Governo, delle Regioni e dei Comuni”, sollecita il responsabile del Premio “Penisola Sorrentina” .
“Andrebbero sin d’ora annunciate misure ed apprestati bandi di cofinanziamento per attività culturali da programmarsi dall’ autunno-inverno 2020 fino alla primavera del 2021”, dichiara Esposito.
“Non bastano i prestiti per pagare tasse, fatture o bollette. Sono necessari, è vero. Ma non sufficienti. Gli operatori culturali hanno bisogno di programmazione e di pianificazione. Occorre ripristinare i flussi economici che si sono arrestati, con conseguenze esiziali per le piccole realtà.Da un lato lo Stato finanzia una parte di attività; dall’altro l’imprenditore culturale muove qualche risparmio: se lo ha, lo fa senza remore perché, in virtù dell’obbligo della non lucratività, non può conservare quelle risorse per appropriarsene magari anche in futuro, come invece accadrebbe nelle comuni imprese rivolte al mercato”, conclude il direttore del Premio.