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Covid-19: le misure necessarie per chi studia il virus in laboratorio

I centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) hanno aggiornato le linee guida da seguire nei laboratori dove si studia il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la CoViD-19, sottolineando l’importanza di «adottare precauzioni quando si maneggiano campioni sospetti o confermati di SARS-CoV-2». Oltre alle indicazioni generali (come lavarsi le mani o indossare guanti protettivi), i CDC spiegano quali misure specifiche deve adottare il personale di laboratorio in base alle attività da svolgere.

Per il SARS-CoV-2, il livello minimo di biosicurezza, in una scala da 1 a 4, è il 2 (da adottare, ad esempio, quando si lavora su campioni di virus inattivato); quello massimo invece, obbligatorio quando si lavora sul virus isolato in coltura, è il 3.

Nel 1983 la OMS ha pubblicato il Manuale di Biosicurezza nei Laboratori, con il quale ha spinto i Paesi ad accettare e attuare concetti di base di biosicurezza. I CDC hanno poi stabilito quattro livelli di biosicurezza (biosafety levels, BSL), riconosciuti e adottati a livello globale.

Il BSL-1, che corrisponde al grado più basso di biocontenimento, è richiesto per trattare microrganismi che non causano malattie in adulti sani e che rappresentano un rischio minimo per l’ambiente e il personale di laboratorio, come ad esempio il ceppo non patogeno dell’E.Coli. In questo tipo di laboratori viene adottata una prassi microbiologica standard e il personale indossa, se necessario, guanti e protezioni di diverso tipo.

Il BSL-2 è il grado richiesto per i microrganismi che rappresentano un rischio moderato per l’ambiente e il personale di laboratorio, come ad esempio il batterio stafilococco aureo (Staphylococcus aureus). Obbligatorio l’uso di guanti e camici; inoltre, le procedure che possono causare infezioni da aerosol o goccioline devono essere realizzate all’interno di una cappa di sicurezza biologica (BSC, biosafety cabinet).

È invece obbligatorio disporre di un laboratorio BSL-3 quando si ha a che fare con microrganismi indigeni o esotici, che possono causare malattie potenzialmente letali e il cui contagio avviene per via respiratoria. Oltre a SARS-CoV-2, rientra in questo caso il bacillo di Koch (Mycobacterium tuberculosis), il micobatterio responsabile della tubercolosi. In aggiunta alle precauzioni adottate nei laboratori BSL-2, il personale viene sottoposto a controllo medico, deve indossare dispositivi di protezione individuale (DPI), e può lavorare sul microrganismo solo utilizzando una BSC. L’aria del laboratorio non può ricircolare in altre stanze della struttura dove sorge: quella in uscita deve essere filtrata e scaricata all’esterno in modo da disperdersi lontano dagli edifici. Il laboratorio dev’essere inoltre dotato di un ingresso a doppia porta, con un vestibolo che funga da filtro in entrata e in uscita.

Il BSL-4 è il livello più alto di biocontenimento, pensato per trattare microbi esotici e pericolosi, ad alto rischio di trasmissione via aerosol; le malattie provocate da questi microrganismi sono spesso mortali, e non esistono farmaci né vaccini in grado di contrastarle. I virus Ebola e Marburg, ad esempio, richiedono questo tipo di laboratorio per essere trattati. Oltre alle precauzioni necessarie nei laboratori BSL-3, per entrare in una struttura di livello 4 è necessario cambiarsi i vestiti, farsi una doccia non appena usciti, e decontaminare tutto il materiale utilizzato prima di andarsene. Il personale deve inoltre utilizzare BSC di Classe III (che dispongono di guanti fissi dove inserire le mani per evitare il contatto diretto con gli agenti patogeni), o tute a pressione positiva. Il laboratorio deve inoltre sorgere in una sede distaccata o isolata dell’edificio, e disporre di sistemi di decontaminazione dell’aria.

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