Il coprifuoco riporta a Milano il silenzio che caratterizzava le settimane del lockdown della scorsa primavera. Alle 23, quando è scattato il divieto di spostamenti sul territorio della Lombardia deciso dalla nuova ordinanza di Governo e Regione per limitare il coronavirus, le strade intorno a piazza XXIV Maggio non erano ancora deserte ma percorse da un paio di tram, qualche auto, taxi e alcuni rider in bici. Poco distante, lungo i Navigli, le pattuglie della Polizia locale hanno verificato che tutti i locali fossero chiusi. I camerieri avevano iniziato a ritirare sedie e tavolini già da mezz’ora. Fra gli ultimi clienti ad alzarsi da un locale a metà del Naviglio Grande, due amiche che, finendo i loro cocktail, definivano “una dittatura” il sistema di norme anti-Covid: “Ce la godiamo fino all’ultimo, tanto abitiamo a duecento metri da qua”. E nel giro di un quarto d’ora sul quartiere è calato il silenzio.
Negli stessi minuti, davanti a Palazzo Lombardia, è andata in scena una nuova protesta contro l’ordinanza, riporta l’Ansa, dopo quella del pomeriggio che ha coinvolto alcune centinaia di imprenditori di ristoranti, bar e locali notturni. Assieme ad alcuni tassisti, hanno manifestato una decina di ristoratori, fra cui un gruppo di Codogno, il centro del Lodigiano che in primavera è stato inserito nella prima zona rossa. “Codogno non ci sta più”, lo striscione con cui si sono presentati sotto la sede della Regione.