“Il disastro peggiore nella storia della sanità britannica, costato decine di migliaia di morti che potevano essere salvate”. È pesantissimo il rapporto della commissione parlamentare per la Sanità e quella per la Scienza del parlamento di Westminster pubblicato ieri notte e che ha analizzato azioni e politiche del governo di Boris Johnson per fronteggiare la pandemia di Coronavirus.
Il rapporto contiene ciò che per mesi hanno scritto media, giornalisti e varie inchieste. Ora però quelle accuse vengono messe nero su bianco e ufficializzate da un organismo ufficiale parlamentare bipartisan. Le commissioni hanno come presidenti addirittura due parlamentari conservatori, ossia dello stesso partito del primo ministro: ovvero Jeremy Hunt, ex ministro della Salute e sfidante di Johnson alle primarie del 2019, e Greg Clark per la Scienza.
Il report è di 150 pagine e critica soprattutto il responso iniziale alla pandemia da parte del governo di Boris Johnson. Viene confermato ciò che l’esecutivo ha sempre provato a smentire, nonostante alcuni media, tra i quali Repubblica, avessero riportato immediatamente ciò che oggi viene definita la realtà dei fatti: il governo, nelle prime settimane di pandemia a inizio 2020, ha tentato la strada dell’immunità di gregge, senza che all’epoca fosse disponibile alcun vaccino contro il Covid.
“Migliaia di vite potevano essere salvate”, scrivono le commissioni di indagine
Un approccio che ha provocato decine di migliaia di morti in più, che ha fatto fuggire migliaia di italiani dal Regno Unito a inizio dell’anno scorso, e che poi è stato abbandonato in favore del lockdown, annunciato solo a fine marzo 2020, mentre Italia e mezza Europa avevano già chiuso tutto. E dire che i primi casi di Coronavirus in Uk erano stati riscontrati il 31 gennaio. “Si è agito troppo tardi” per la Commissione, “perché così si sono perse settimane preziose e soprattutto migliaia di vite potevano essere salvate”. A finire nel mirino dei parlamentari è stato non solo il governo, ma anche le autorità scientifiche che inizialmente avrebbero sottovalutato il pericolo. Non a caso, oggi il ministro Steven Barclay ha ripetuto più volte in tv: “Noi abbiamo seguito la scienza”.
“L’approccio iniziale del governo era quello di arrivare a una immunità di gregge attraverso le infezioni”, si legge nel report, “lasciando circolare il virus: una sorta di fatalismo per cui questo sarebbe stato alla fine l’unico modo per fermare la diffusione del virus”. Eppure, è scritto sempre nel documento, ciò che avveniva in Cina e Italia avrebbe dovuto lanciare l’allarme nel governo: il Coronavirus era già definito molto contagioso, causava una grave malattia e non c’era una cura. “Il livello di ignoranza attraverso il quale il Regno Unito ha considerato la sua risposta alle prime settimane di pandemia è stato parzialmente auto-inflitto”.
Il ministro non si scusa
“I provvedimenti del governo si sono rivelati sbagliati ed è evidente che questo ha causato molti più morti di quanti se ne sarebbero avuti” con misure più restrittive. Un altro grave errore dell’esecutivo, per la Commissione, è stato far rientrare immediatamente nelle case di riposo anziati ricoverati in ospedale, senza che questi venissero sottoposti a un test preventivo. Questo, nell’intenzione delle autorità, per liberare quanti più posti letto della sanità pubblica travolta dal virus, causando “però migliaia di morti nelle case di riposo, che potevano essere evitate”.
Tuttavia, il report loda l’operato del governo Johnson nella seconda parte della pandemia. Non tanto il sistema di test e tracciamento che ha avuto molte pecche all’inizio, quanto la campagna di vaccinazione partita quasi un anno fa, “una delle più efficienti e organizzate di sempre”. Oggi il Regno Unito ha rimosso ogni restrizione (mascherine al chiuso incluse) contando sul muro di immunizzazione: l’85,5% della popolazione con più di 12 anni ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 78,6% due dosi.