E’ emergenza per i posti letto nei reparti ospedalieri internistici (Pneumologia, Medicina interna e Malattie infettive).
Dal confronto, regione per regione, dei posti letto nel 2018 e quelli attivati nel 2020 con l’attuale numero dei ricoveri Covid-19, emerge “un quadro drammatico”: il Piemonte è saturo al 191%, Valle d’Aosta al 229%, Lombardia al 129%, Liguria al 118%, Lazio al 91%, Campania all’87%. Solo Molise e FVG sono sotto la soglia di occupazione del 40% (34%).Sono in allarme 19 Regioni o PA. Lo rileva l’Anaao-Assomed, maggiore sindacato dei medici ospedalieri. Questa la percentuale di saturazione dei posti letti Covid nei reparti ospedalieri internistici, regione per regione, ottenuta dall’Anaao dal confronto con i dati di disponibilità posti del 2018, gli ultimi disponibili: Valle d’Aosta 229%, Piemonte 191%, Provincia autonoma Bolzano 129%, Lombardia 129%, Liguria 118%, Lazio 91%, Campania 87%, Provincia autonoma Trento 82%, Abruzzo 77%, Sicilia 73%, Puglia 71%, Emilia Romagna 66%, Toscana 66%, Veneto 64%, Umbria n60%, Calabria 54%, Basilicata 52%, Marche 49%, Sardegna 44%, Molise 34%, Friuli Venezia Giulia 34%.
“Gli ospedali sono ormai prossimi al collasso a causa della carenza di personale sanitario e del gran numero di pazienti Covid che continuano ad arrivare nei nostri reparti”. Lo afferma il presidente della Federazione dei medici internisti (Fadoi), Dario Manfellotto, commentando l’analisi dell’Anaao-Assomed sull’occupazione dei posti letto in ospedale in questo momento della pandemia da Covid 19. “In Medicina interna – assicura Manfellotto – ai pazienti vengono garantite tutte le cure, anche quelle sub-intensive, compresa l’ossigenoterapia e le varie forme di ventilazione non invasiva, cercando di evitare di arrivare alla intubazione o alla morte. Inoltre gli internisti continuano ad assistere i pazienti che sono affetti da altre patologie importanti, come insufficienza renale, bronchite cronica, scompenso cardiaco, sepsi, polmonite, ma per questi malati le possibilità di accesso agli ospedali si stanno riducendo.” “Ed è chiaro – conclude – che una probabile conseguenza sarà la crescente difficoltà a ricoverare e garantire gli standard qualitativi di cura per i malati cronici riacutizzati non Covid”.