La strada deserta, senza più auto parcheggiate ormai da settimane, i palazzi disabitati da ben oltre due mesi, alcune finestre rimaste aperte e un silenzio spettrale, se non fosse per il vociare degli sfollati che rientrano nelle case per due ore e dei cronisti e degli operatori fatti entrare a bordo di un piccolo pullman turistico aperto. Nella zona rossa di ponte Morandi, l’unica traccia che queste case fossero abitate sono le piante che resistono sui balconi.
I primi cittadini a entrare sono stati alcuni inquilini dei civici 11 e 16 e 5 e 6, quelli più lontani dalla pila 10 del viadotto. Il capo protetto da un caschetto, e tre vigili del fuoco a fianco, hanno iniziato a riempire gli scatoloni forniti dal Comune, già montati per evitare di perdere tempo nelle due ore concesse, e a collocarli sulle piattaforme mobili da trasloco. In tutta la giornata, secondo i piani, entreranno 24 famiglie.
“Ho paura di non farcela, di non essere fredda e razionale. Ma se ci dimentichiamo qualcosa ricordiamoci che ci sarà una seconda entrata e un’altra ancora”. Giusy Moretti è una dei portavoce del comitato degli sfollati di Ponte Morandi e fra i primi cittadini che, in base ai piani elaborati da protezione civile e vigili del fuoco, potranno rientrare nella propria abitazione per recuperare in due ore di tempo gli oggetti personali. “Non so se perderò minuti preziosi per accarezzare i muri, quelli non li potrò portare con me, eppure hanno visto tutta la mia vita – scrive Moretti anche in un post pubblico sulla pagina Facebook di ‘Quelli di ponte Morandi’ -. Dopo 65 giorni l’impatto sarà forte, dovrò controllare il respiro, dovrò dire al mio cuore di rallentare i battiti, che le mie mani non tremino nel raccogliere quel po’ di vita che mi porterò via”. Anche al presidio ai varchi della zona rossa a Certosa, vicino al ponte della ferrovia, ci si confronta su come muoversi per essere il più efficienti possibili. C’è tanta ansia, rabbia ma anche determinazione negli sfollati a una manciata di ore da quel momento che hanno voluto dal giorno in cui se ne sono dovuti andare di corsa. “Siamo pronti – afferma il presidente del comitato Franco Ravera -. Ciascuno di noi aspetta questo momento da tempo. Mia moglie ha passato intere notti a fare schemi di cosa prendere e dove trovarlo”.