«Oggi io vi chiedo e propongo di sostenere Andrea Orlando nella sua candidatura alla segreteria». E’ Gianni Cuperlo ad aprire l’assemblea di Sinistradem a Roma. Qualche battuta per stemperare, poi si concentra su Orlando «la figura oggi capace di mettere in sicurezza il progetto del Pd, è un punto di equilibrio», spiega Cuperlo secondo il quale «la stagione alle nostre spalle si sta consumando» e l’alternativa alla leadership di Matteo Renzi «si compirà».
L’alternativa. «Costruiamo un’alternativa radicale a quella che abbiamo vissuto, una leadership e una visione del potere sono uscite sconfitte dalle urne ma forse di più da una distanza di linguaggio, di visioni», aggiunge Cuperlo. Sulla possibilità che Orlando sconfigga Renzi, inoltre, prevede: «Leggo i sondaggi, ma non credo al suo vantaggio. Io vedo altro». E ancora: «Non abbiamo avuto leader migliore per l’attracco, il problema non è chi sta al timone ma la rotta che si decide di prendere», prosegue Cuperlo.
Né populismo né sinistra d’antan. Andrea Orlando si presenta a Sinistradem, l’area del partito che fa capo a Gianni Cuperlo e che da oggi sostiene la sua candidatura alla segreteria del Pd e spiega di non voler essere considerato la sinistra del partito, vuole spazzare “la nostalgia” dei vecchi modelli, ma di volerlo “ricostruire” perché è in pericolo, evitando i populismi. “Voglio ricostruire il Pd – spiega il Guardasigilli – Oggi è premiato chi usa le parole dei populisti ma non userò toni populistici perché il consenso costruito con il populismo è un veleno che ti tiene prigioniero”.
“Io non voglio essere un rappresentante della sinistra del Pd. Io sono un uomo di sinistra ma quello che voglio fare è ricostruire il Partito democratico” ha detto ancora, dopo aver ricordato di essere stato ‘dimesso’ tanti anni fa dalla Fgci di Genova perché “considerato troppo di destra”.
La scissione, aggiunge Orlando, è stata un “tragico errore, io e Gianni Cuperlo abbiano provato ad evitarla ma abbiamo perso. Io non mi rassegno che alcuni compagni non possano tornare, voglio lavorare per far tornare i compagni e le compagne” che sono andati via o “hanno appeso le scarpe al chiodo”.
Infine un appello ai competitori, in particolare al governatore pugliese: “Credo che sia sbagliato cercare di rendere anche questo congresso un referendum su Renzi. Non lo ha fatto Renzi ma Michele Emiliano. Così non abbiamo alcuna prospettiva politica”.