Sono righe dense di ideali e sentimenti, che mi ricordano i tempi in cui, dopo aver istruito la tangentopoli ligure, fui emarginato, tanto da rimetterci il matrimonio e la salute. Non capivo. Venivo “punito” perché ero stato un magistrato onesto e indipendente! Nessuno più di me può immedesimarsi nel suo cuore pulito che qualcuno cerca di sporcare. L’approccio è da baratro: «On. Presidente, mi spiace recarLe fastidio, ma da qualche mese la mia vita ha subito mortificazioni che rasentano la demotivazione».
Un pezzo d’uomo, volitivo e tenace, sragiona! Nel senso che sta smarrendo le ragioni della sua professione. Non una qualunque, ma una che ti costringe sempre alla barra dritta, alla strada maestra. In un recente incontro il dr. Antonio Troiano mi ha infatti confidato che le dimissioni gli ronzano nella testa, come zanzare tigre pronte ad infettargli le scelte. L’assurdo è che un Golia è ridotto a Davide non dal nemico, la camorra, ma dall’amico, lo Stato, che serve da più di vent’anni, silenzioso e obbediente. Perché?
«Sono entrato nella Polizia di Stato nel gennaio 1993– ripercorre la sua carriera, Davide, che alla fine comunque vinse -, prima ero nel Corpo Forestale dello Stato ed ancor prima sono stato ufficiale di complemento dell’Esercito. Dal 1996 sono in servizio al Commissariato di Torre Annunziata e rivesto il grado di ispettore superiore s.u.p.s. – sostituto commissario e da diversi anni ho l’incarico di responsabile della sezione informativa».
Il burocratese si inorgoglisce nello snocciolare le virtù. Le valutazioni annuali sono state sempre massime specialmente nell’ultimo quinquennio (60 +2) ed il 9 agosto 2013 il Questore di Napoli, dr. Luigi Merolla, lo ha onorato del seguente encomio: «Con vivo apprezzamento ho appreso tramite missiva del Coordinatore della Commissione di indagine presso il Comune di Torre Annunziata, dell’assistenza fornitagli e della disponibilità assicuratagli dalla S.V. durante la fase istruttoria e la stesura della relazione con l’indispensabile supporto investigativo ed informativo. Nella circostanza evidenziando spirito d’iniziativa e senso di abnegazione, nonché grande consapevolezza dei doveri connessi alle funzioni di Polizia ed attaccamento al servizio, si prodigava con tempismo e solerzia, denotando ottime capacità. Per quanto sopra esposto e per la positiva immagine che tale operato ha contribuito a fornire all’Amministrazione della P.S., Le formulo il mio più vivo compiacimento».
Però, come nella celebre poesia, dall’altare Troiano si è ritrovato nella polvere. Perché? Perché uno sbirro che ha ottenuto dalla penna di Merolla simili frasi, dopo meno di un anno, da quella di Marino, succeduto al primo, viene allontanato dal luogo in cui ha tanto meritato?
Il piedipiatti prosegue: «Mi sono recato dall’ex magistrato Michele Del Gaudio a seguito di un suo esposto del 06-03-2014, per avere chiarimenti. Essendomi reso conto di alcune anomalie, il 24-03-2014 ho trasmesso un rapporto alla Procura. Nei giorni successivi respiravo una certa freddezza in Commissariato. Il 27-05-2014 sono stato assegnato ad altro ufficio interno. Il giorno dopo mi sono recato in Questura, ove mi hanno comunicato che per esigenze di servizio mi avrebbero trasferito al Commissariato di Giugliano».
Forse le indagini… sì, quelle in chiave anticamorra che Troiano ha svolto… quelle per la Commissione Prefettizia… proprio quelle alla base dell’elogio… hanno dato fastidio a qualcuno?
«Mi è crollato il mondo addosso! – ora è l’emozione che guida le parole -. Ho sempre creduto nelle istituzioni, ho sempre agito con correttezza… ho sempre anteposto il lavoro alla famiglia. La famiglia! Oggi è in crisi più di me, mi chiede se ne è valsa la pena, se tanti sacrifici meritano un provvedimento dal sapore punitivo proprio perché si hanno dei valori, proprio perché si è fatto il proprio dovere. In realtà i primi sentori di un clima fastidioso e diffamatorio li ho avvertiti già in primavera (ndr: del 2013, durante l’accesso della Commissione al comune) quando più persone degne di fede mi hanno riferito delle minacce di alcuni politici di far trasferire me e il mio assistente, colpevoli di essere troppo zelanti e di stare intralciando i loro interessi».
Ecco il punto nodale: il consiglio comunale di Torre Annunziata potrebbe essere condizionato dalla criminalità organizzata, la Commissione ritiene di sì, il Prefetto preferisce allo scioglimento una serie di prescrizioni da eseguire, Troiano col suo rapporto sostanzialmente si mette di traverso, i potentati locali non ci stanno e muovono le loro pedine. È un’ipotesi, ovviamente! Ma plausibile: senza prove ma con indizi: la tempistica e l’assenza di motivazione del trasferimento.
Ma torniamo alla lettera: «Più depongo i tasselli del puzzle e più mi convinco della ingiustizia dei miei trasferimenti, interno e di sede. È insostenibile la tesi delle esigenze di servizio, perché è proprio Torre Annunziata ad aver bisogno di più investigatori, soprattutto in questo periodo funestato: il 31 maggio due omicidi, nella stessa data un tentato omicidio e nello stesso periodo ben 12 episodi di estorsione ai danni di commercianti, che hanno portato alla emissione di otto fermi per associazione camorristica. Perché privarla di un poliziotto che conosce palmo a palmo la realtà criminale della zona?».
Troiano ci tiene a sottolineare che le sue argomentazioni non sono contro il Commissariato o la Questura, anzi evidenzia la competenza e la qualità dei suoi colleghi e superiori, ma teme che la positiva immagine che tale operato ha contribuito a fornire all’Amministrazione della P.S., citata da Merolla, possa risolversi in “sfiducia nelle autorità” da parte della popolazione onesta, che, «caso unico a quel che so, ha costituito un comitato a mio favore, organizzato un sit-in sul marciapiedi di fronte al Commissariato, raccolto quasi mille firme per la mia permanenza a Torre con le funzioni originarie».
Davide mi con-vince, speriamo che convinca anche il Colle. Né può essere vera, a parer mio, la versione di un normale avvicendamento, che avviene solo per i dirigenti. Nel suo grado si è trasferiti quasi esclusivamente a domanda.
«On. Presidente, Le domando di intervenire non solo per me, ma ancora di più per i miei quattro figli, per consentire loro di continuare a credere nello Stato. Sono monoreddito e la mia sola ricchezza è la famiglia che oggi soffre e vive questa vicenda con profonda delusione e scoraggiamento. Solo Lei con il Suo autorevole intervento potrebbe restituirci speranza e fiducia nelle Istituzioni Democratiche».
Sottoscrivo! E voi?