Economia e Welfare

DAGLI AVANZI DELLA GIUSTIZIA AGLI STATI GENERALI, ROSETTA D’AMELIO AL CONVEGNO DEDICATO A IGINO CAPPELLI

Oggi al Consiglio regionale della Campania si è tenuto il convegno Attualità di Igino Cappelli – Dagli “Avanzi della giustizia” agli Stati Generali, organizzato dal Garante dei Detenuti della Campania, Adriana Tocco.

«Il carcere poteva cambiare solo nel senso delle linee generali di tendenza prevalenti nella società e dunque in peggio. Né si poteva pretendere che proprio la galera fosse un’isola di legalità e di decenza, se poi le sue vittime sono troppe volte le vittime della giustizia. E se la logica del lager è vincente, non c’è posto per un giudice impotente alla tutela dei diritti umani più elementari». Sono le parole che il giudice di sorveglianza Igino Cappelli ci ha lasciato ne Gli avanzi della Giustizia, cui si ispira il convegno di questa mattina.

A partire da queste riflessioni, è possibile riformare il carcere? È quel che si è chiesta la Presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio.

«In questi ultimi anni, infatti, il dibattito nel mondo politico e dell’università ha riguardato principalmente l’estensione o meno delle sanzioni alternative alla detenzione, la necessità di decongestionare il carcere e quindi di depenalizzare, ossia di intervenire con decisione sul diritto penale. Il sistema penitenziario è stato negli ultimi due anni al centro dell’azione del legislatore. Il governo e il Parlamento sono riusciti a superare la fase dell’emergenza.

Ora occorre ripensare l’intero sistema dell’esecuzione penale ha dichiarato il Ministro Orlando. E si deve fare ciò alla luce anche di alcuni dati su cui occorre riflettere. Il nostro sistema è tra i più costosi d’Europa, quasi tre miliardi, e tra i più inefficienti, con un tasso di recidiva tra i più alti.

Si è propagandata la sicurezza e si è alimentato il crimine. E qui c’è un primo dato su cui ritorna l’attualità di Igino Cappelli. Il modello di carcere proposto da Cappelli infatti è un modello sociale, strettamente collegato al modello di “città” e comunità da costruire, ostile oppure solidale. Sull’inclusione o sull’esclusione. E’ difficile pensare che una persona possa rieducarsi senza alcuna prospettiva nella vita sociale. Non contano né la pena prevista dal codice né quella erogata, è importante cosa succede alla persona mentre è in carcere, come muta. Alcuni si recuperano in pochi anni, per altri occorre più tempo. Per questo è importante il ruolo del giudice di sorveglianza.

Per questo, come si propone stamattina, occorre ribaltare l’ottica e l’impostazione della riflessione. Ripartire appunto dagli “avanzi della giustizia”,  ripensare il sistema del carcere e una riforma della legge 354 basato sulla reintegrazione sociale.

L’Art.27 della Costituzione recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Un dettato tradito dalle reali condizioni carcerarie, dalle condanne della Corte europea per i diritti dell’uomo, per le condizioni inumane e degradanti dei detenuti in carcere nel nostro Paese. Da quei diritti negati occorre partire per ridisegnare un nuovo modello di carcere e di esecuzione della pena. Dignità umana, legalità della pena, reinserimento sociale. Sono tre direttrici sulle quali occorre muoversi. E per fare ciò occorre un cambio di passo culturale che veda protagoniste le istituzioni e che coinvolga gli operatori del carcere, le associazioni che lavorano con i detenuti per cambiare nella società la percezione della pena, della funzione che essa deve svolgere.

Rosetta D'Amelio convegno

Il contesto culturale, politico e sociale che c’è fuori dalle mura non è neutro. Incide ovviamente sulle riforme che si vanno a legiferare. Non a caso   nel 1981 il referendum per l’abolizione dell’ergastolo ebbe esito negativo. Dietro quel referendum c’era appunto un’idea della pena non solo come punizione. Ma il Paese usciva all’epoca dall’emergenza del terrorismo. Oggi, invece, io credo che ci siano le condizioni per riprendere idealmente quel cammino. Sono stati fatti tanti passi avanti, è stata istituita la Figura del Garante del detenuti. Occorre accendere nuovamente i riflettori. Il Consiglio regionale della Campania lo sta facendo grazie al lavoro del Garante, ma anche grazie ad una nuova attenzione e sensibilità dell’istituzione del Consiglio e della Presidenza. Non a caso ho scelto di aprire il mese di febbraio con la mostra “Keramos Liberidentro” dei detenuti di Poggioreale che abbiamo ospitato nella nostra sede. Un piccolo gesto importante da parte del Consiglio ispirato proprio dall’idea e dal modello sociale del carcere di Igino Cappelli. In conferenza stampa Procolo, il detenuto che è intervenuto per testimoniare il lavoro che hanno fatto e quello che hanno imparato in carcere con il laboratorio di ceramica, ci ha detto “Il carcere ci toglie la libertà, non la dignità”. Parole semplici, dirette che simbolicamente tracciano un filo rosso che si collega al convegno di oggi che ha al centro proprio la parola dignità. Dignità della persona.

Appena quattro giorni fa, domenica scorsa, Papa Francesco, dall’Angelus, ha fatto “appello alla coscienza dei governanti affinché – ha detto – si giunga ad un consenso internazionale per l’abolizione della pena di morte”. E ha aggiunto: “Propongo a quanti tra loro sono cattolici di compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna condanna venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia”. Lo ha detto nel messaggio dopo l’Angelus ed è stato accolto dall’applauso della piazza. Un appello a una moratoria che certo non riguarda l’Italia. Sempre l’art.27 della Costituzione lo ricorda: Non è ammessa la pena di morte, recita.
E tuttavia ritorna la dignità di ogni persona, l’idea della detenzione ai fini del reinserimento, non ai fini punitivi. Non a caso sempre l’art. 13 della Costituzione sulla libertà personale ammonisce: “È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”. E qui si potrebbe aprire il capitolo sull’introduzione del reato di tortura che non è oggetto del convegno di oggi.»

Concludendo, Rosetta D’Amelio ringrazia il Sottosegretario Gennaro Migliore «per la presenza e l’attenzione. Il governo Renzi si sta caratterizzando per le riforme (che, dopo anni, finalmente si stanno realizzando) e  per i nuovi diritti. Proprio ieri sera c’è stata l’approvazione di una legge storica sulle unioni civili.  Da qui faccio appello a Migliore e al ministro Orlando.  Con gli Stati Generali si può riprendere quel cammino interrotto di riforma del sistema carcerario sulla scia della strada indicata da Cappelli. Ci sono oggi le condizioni storiche per poterlo fare.»

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