In fin di vita per aver difeso la moglie, sbeffeggiata ed etichettata come “scimmia africana”: coma irreversibile. E’ questa la condizione di Emmanuel Chidi Namdi, 36enne nigeriano che, dopo una violenta colluttazione, ieri a Fermo, nelle Marche, è stato pestato a sangue dall’ ultrà Andrea Mancini, rappresentante di un ambiente ben radicato di estrema destra. Accolti dopo esser sfuggiti a Boko Haram, dopo aver attraversato il Niger, superato le terribili violenze della Libia e sbarcati nel nostro paese, ad attenderli un tragico epilogo. Don Vinicio Albanesi, il fondatore della comunità di Capodarco che ha ospitato Emmanuel e la moglie e che si è costituita parte civile, ha dichiarato di conoscere bene l’ambiente di estrema destra in cui sarebbe maturato il delitto. “Ci sono piccoli gruppi, di persone che si sentono di appartenere evidentemente alla razza ariana” ha detto il sacerdote in una conferenza stampa. “Queste persone fanno capo anche alla tifoseria locale e secondo me si tratta dello stesso giro che ha posto le bombe davanti alle nostre chiese. E se lo dico, significa che non è una semplice impressione”. Nel pomeriggio di ieri i medici hanno decretato la morte cerebrale di Emmanuel. Chinyeryl, la moglie, ha chiesto la donazione degli organi, ma il suo desiderio non è stato esaudito per la mancanza dei documenti necessari.
ll premier Matteo Renzi ieri ha annunciato l’intervento a Fermo del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Oggi Twitta: “l Governo oggi a Fermo con don Vinicio e le Istituzioni locali in memoria di Emmanuel .Contro l’odio, il razzismo e la violenza”.
Parla di “sgomento e indignazione” la presidente della Camera Laura Boldrini, appresa la notizia che “un uomo che era venuto via dal suo Paese per scampare alla ferocia dei terroristi di Boko Haram ha perso la vita qui da noi, in Italia, sotto i colpi dell’odio razzista e xenofobo”. “Mi addolora ancor di più – scrive Boldrini in una nota – che questo fatto orribile sia avvenuto nella mia regione, che è sempre stata terra di solidarietà e di accoglienza. Abbraccio nel modo più affettuoso la giovane compagna dell’uomo ucciso e mi auguro che dal territorio, già investito nei mesi scorsi da episodi inquietanti come gli attentati alle chiese della zona, arrivi la risposta più netta, capace di isolare ed espellere i violenti”.
Durissime le parole della scrittrice Michela Murgia, che da Twitter tuona: “I cattivi maestri del fascista e razzista che ha ucciso Emmanuel Chidi Namdi e picchiato sua moglie Chinyery siedono in Senato: sono quelli che dieci mesi fa hanno negato l’autorizzazione a procedere contro Calderoli quando diede dell’orango a Cecile Kyenge. Era critica politica, affermarono, mica razzismo, e lo dissero senza distinzione di partito, compresi 81 senatori del PD e 3 di Sel che oggi si dichiareranno certamente sconvolti e turbati davanti a tutti i microfoni dei media. Questo succede a pensare che le parole non abbiano conseguenze. Ipocriti”.
Sdegno ed amarezza sui social: “Ho pianto sentendo la notizia del barbaro omicidio del giovane nigeriano a Fermo–scrive Luca Sorrentino, della Lega Coop Sociale Campania, da anni in prima linea nel mondo del sociale e del volontariato. Il pensiero di quella famiglia che ha una figlia in un agguato nel loro paese, che scappa per cercare rifugio attraversando l’Africa e il Mediterraneo in condizioni disumane, arriva in Italia e trova un balordo che ammazza il marito a sprangate. Il pensiero della bimba, dell’uomo e di quella donna rimasta sola fa il paio con l’immagine dei soloni italiani che pontificano sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza da comodi salotti mi fa piangere di rabbia e di tristezza. E la sola parola che mi sostiene e mi conforta è’ amore ovunque sia”.