Senso della vita, amicizia, felicità, futuro: stamattina al carcere di Poggioreale, trenta detenuti si sono confrontati su questi temi insieme al Garante Regionale dei Detenuti Samuele Ciambriello, al giovane scrittore Giuseppe Ventura e alla Direttrice Maria Luisa Palma. Sono i detenuti dei padiglioni Genova e Firenze che hanno partecipato ai laboratori promossi nel carcere dai volontari de “La Mansarda” e hanno riflettuto sul libro di Ciambriello e di Ventura, edito da Rogiosi, dal titolo “Caro prof ti scrivo”. 960 temi in classe, scritti dagli alunni delle scuole superiori di Napoli, Arzano ed Afragola, nei quattro anni di insegnamento di Ciambriello, che sono stati raccolti dagli autori e proposti ai detenuti.
«Mi colpisce la parte in cui si parla degli errori fatti e del fatto che per quanto si cada ci si possa sempre rialzare», il commento di Luca, padiglione Firenze. «Dai temi di questi ragazzi ho imparato che non bisogna dare nulla di scontato», dice Strato, padiglione Firenze. E si aggancia Sergio: «Il mio futuro è quando ritornerò a casa e riprenderò la mia vita in famiglia». Non manca la commozione e l’emozione in chi riprendendo i temi dei ragazzi dice: «Combatterò fino a che ho la forza per rimanere in piedi e per non mollare». O, ancora, nelle parole di Sebastiano: «Aprirsi agli altri, nella solitudine di una pagina è difficile: ci si mette a nudo e si scommette anche sugli altri».
Entusiasta la direttrice Palma: «Ci avete emozionato, con le vostre parole e il vostro percorso che significa che avete letto e interiorizzato il libro di Samuele e i temi in esso contenuti». Ma soprattutto riflettuto su una proposta: come Abdul, il ragazzo musulmano di Afragola che – come ribadisce Ciambriello – scrive che «insieme si vivono importanti e decisive esperienze ma è importante che ognuno trovi lo spazio necessario per esprimersi, confrontarsi, condividere». Ciò che è importante – aggiunge il Garante – è «imparare a guardare con una prospettiva diversa, per leggere negli occhi dell’altro». Stamattina a Poggioreale i detenuti lo hanno fatto.