Damasco, la conta è drammaticamente consistente, sono salite ad oltre 500 le vittime dall’inizio dell’offensiva ad aprile scorso, in particolare negli ultimi quattro giorni a restare sul terreno oltre 111 persone. È questa la situazione nel nord-ovest della Siria che le Nazioni Unite tornano a denunciare a dir poco drammatica situazione. L’area interessata è sotto assedio da più di tre mesi, da quando è partita l’intensa offensiva aerea e di terra delle forze governative e alleate russe contro i miliziani anti-governativi. A fare il punto della situazione relativa alle vittime è l’Osservatorio per i Diritti Umani, O.N.G. siriana con sede a Londra, che pone in evidenza un quadro dettagliato di almeno 20 delle persone che hanno perso la vita erano civili, altre erano combattenti delle forze ribelli e altri erano membri delle forze del regime. Da tempo, l’escalation dei raid aerei è denunciata dall’Osservatorio, in particolar modo la zona dove si evidenziano gli scontri è la regione di Idlib e nei pressi di Hama. Il territorio nel nord ovest è stato oggetto di un accordo per la creazione di una zona demilitarizzata raggiunto nel settembre scorso tra Russia e Turchia, pensata per separare i territori occupati dalle forze ribelli da quelli sotto il controllo del governo di Damasco, ma le armi non si fermano. Il consigliere per le questioni umanitarie dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Najat Rochdi, ha espresso «forte preoccupazione per le gravi conseguenze in un’area che per anni è stata teatro di guerra, ha subito siccità e inondazioni e ha prodotto centinaia di migliaia di profughi». Il coordinatore umanitario regionale delle Nazioni Unite per la crisi siriana, Panos Moumtzis, in merito ha affermato che «si sta giocando con il fuoco in questo momento e il timore è che la situazione sfugga al controllo». Gli ultimi bilanci delle Nazioni Unite, dopo il moderato ottimismo dei mesi scorsi che faceva ben sperare per una soluzione a lungo termine per il conflitto, lascia qualche perplessità: oltre alle persone uccise, è emergenza per 400.000 persone che in questi ultimi tre mesi solo a Idlib hanno dovuto lasciare le loro case e le loro terre. I continui ed incessanti attacchi, soprattutto contro obiettivi jihadisti, hanno innescato un nuovo esodo coinvolgendo tutta la provincia di Idlib, criticità si stanno registrando anche nei dintorni di Aleppo, Hama e Latakia. Creando profughi che cercano riparo verso nord, estendendosi lungo il confine con la Turchia mentre il governo di Ankara avvia programmi di rimpatrio dei rifugiati che da anni vivono nel proprio territorio. La Russia, contestualmente rivolge accuse all’Onu, di fornire dati falsi sugli obiettivi civili bombardati a Idlib dalle forze del regime e dal suo alleato russo. La drammatica situazione in cui versa la Siria e ed in particolare quest’ultima area è a conoscenza anche della comunità internazionale, dove si auspica una tregua duratura in modo che si possa permettere di ristabilire un innesto di serenità per una popolazione martoriata dalla ferocia delle armi.
A cura di Raffaele Fattopace