“Renderemo il diritto allo studio un diritto garantito a tutte le fasce sociali”, lo ha annunciato Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e candidato Pd alla presidenza della Regione Campania, durante un convegno all’Hotel Royal Continental di Napoli. De Luca ha promesso che, se eletto, si impegnerà per rendere effettiva l’attuazione dell’articolo 34 della Costituzione che recita così nel suo secondo comma: “I capaci e i meritevoli , anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”. “E’ ormai assodato – ha detto il sindaco – che lo sviluppo economico passa attraverso lo sviluppo del capitale umano e della sua capacità di sfruttamento della conoscenza. Quindi diventa prioritario garantire il diritto all’istruzione nel nostro Paese”.
Per “diritto allo studio” si intende quell’insieme di servizi (mense, residenze…) e contributi economici (borse di studio) che servono a garantire a tutti gli studenti la possibilità di poter portare avanti un proprio percorso formativo indipendentemente dalle proprie condizioni economiche. Ed è garantito da un fondo nazionale finanziato dallo Stato, dai contributi delle Regioni e dalle tasse studentesche. L’articolo 34 sopra citato garantisce, o meglio dovrebbe garantire, ai meritevoli e ai privi di mezzi la possibilità di poter studiare e di raggiungere i più alti gradi di istruzione.
Ma negli ultimi anni il finanziamento del diritto allo studio è progressivamente diminuito a causa di scelte politiche sbagliate e che miravano ad aumentare la competitività tra studenti o semplicemente a risparmiare sulla pelle di tanti giovani. Infatti, come è emerso da un documento sul sistema di diritto allo studio italiano, il governo di centro-destra, per contrastare la crisi, ha tagliato i fondi destinati al sistema DSU, quando in altri paesi europei si è fatta la scelta opposta. Così, in una fase di recessione, invece di rilanciare l’accesso al sapere attraverso maggiori garanzie, si è deciso di penalizzare la categoria degli studenti, relegando la cultura ad un ruolo marginale e considerando la formazione del capitale umano come un aspetto non prioritario per la crescita del paese.
“In Italia – ha dichiarato De Luca – sono circa 180.000 gli studenti che avrebbero diritto alla borsa di studio, ma uno su tre non ne beneficia per mancanza di fondi. Sono circa 60.000 i ragazzi e le ragazze che, pur essendo idonei a percepire una borsa di studio, non ne sono beneficiari a causa dei magri bilanci degli enti erogatori come l’ADISU”.
A partire dal 2011 si è registrato un repentino calo dei fondi destinati alle borse di studio: ben 17 milioni di euro sono stati sottratti, inopinatamente, agli studenti per coprire buchi di bilancio. Questa circostanza penalizza i giovani volenterosi e meritevoli dotati di poche risorse economiche e impossibilitati a sostenere i proibitivi costi delle tasse universitarie.
L’università pubblica italiana, infatti, è la terza più cara d’Europa in termini di contribuzione studentesca, con una media superiore ai 1000 euro a fronte di standard qualitativamente inferiori agli altri atenei; infatti, la percentuale del numero dei laureati occupati, ad un anno dal conseguimento della laurea, sono infinitamente minori rispetto a quelli con simili tassazioni.
Se, poi, a questo si aggiunge che l’Italia è l’ultima in Europa per numero di laureati (dati Istat) e di immatricolati, il quadro che ne emerge non è particolarmente roseo.
Ed è proprio questa criticità (tasse molto alte, sistema di tassazione regressivo) che induce molti studenti meridionali ad abbandonare la propria regione ( circa il 60%) per studiare all’estero dove sono offerti maggiori servizi ed opportunità, come borse di studio, alloggi, contributi per l’affitto o mense economiche.
Per impedire questa fuga di cervelli, la proposta di De Luca è quella di agire su di una tassazione più equa, in osservanza degli articoli 3 e 53 (Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività) della Costituzione che impongono uguaglianza sostanziale dei cittadini e dei tributi in ragione della loro capacità contributiva in osservanza del principio di progressività.
“La regione Campania non rifonde neanche le risorse che percepisce come tasse regionali dagli studenti (140 euro) – ha detto De Luca –, penalizzando, così quei quasi 46000 studenti idonei ma non beneficiari che avrebbero diritto a borse di studio”. Pertanto si propone, accrescendo il fondo integrativo statale di circa 162 milioni di euro, di implementare in maniera cospicua i fondi necessari a garantire il diritto allo studio, ovvero 683 milioni di euro a fronte dei 470 milioni di cui mediamente dispongono ora le regioni.
A conclusione del convegno, il sindaco ha anche parlato di lotta agli sprechi e di evasione, che vanno combattuti attraverso la riforma sulla tassazione degli studenti, ipotizzando un meccanismo di sanzione per quelle regioni che non rispettano il finanziamento del diritto allo studio con risorse che siano proprie per un importo di almeno il 40% di quelle ricevute dallo Stato.