«In carcere si continua a morire di malattia, di incuria, di abbandono, di overdose e di suicidio. Le morti in carcere non possono passare inosservate»: sono queste le prime parole del Garante campano dei diritti delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale, Samuele Ciambriello, nell’apprendere la notizia della morte di Sinka Sada, detenuto straniero del carcere di Poggioreale.
Il quarantasettenne avrebbe avvertito un dolore toracico e addominale, una forte sudorazione e un senso di nausea. Per lui è stato subito richiesto l’intervento del 118, che lo ha trasportato d’urgenza in ospedale, dove poi è deceduto intorno alle 5. La causa del decesso sarebbe un infarto fulminante.
Così il Garante campano: «Il detenuto deceduto era un senza fissa dimora, non aveva parenti e non faceva colloqui da tempo con nessuno. Nell’ultimo incontro avuto con il suo legale era sereno e tranquillo e non le avrebbe lamentato alcun problema di salute. Nelle ultime settimane altri due detenuti del carcere di Poggioreale, uno di loro 72enne, hanno rischiato di morire per arresto cardiocircolatorio. Il più anziano versa ancora in condizioni precarie di salute ed è ricoverato in ospedale. Sempre a Poggioreale, nel mese di maggio, è deceduto per infarto un sovrintendente della polizia penitenziaria. In molte circostanze, a poco serve il pronto intervento dei medici e degli agenti. Per questo, invoco un’inversione di tendenza: due detenuti su tre hanno seri problemi di salute (48% malattie infettive, 32% disturbi psichiatrici, 20% malattie cardiovascolari), quindi per loro e per gli anziani devono essere applicate misure alternative alla detenzione in carcere; bisogna potenziare l’area penale esterna, concedere maggiormente i permessi premio. È chiaro che affinché tutto questo si realizzi è necessario incrementare il personale del Tribunale di Sorveglianza e gli stessi magistrati di sorveglianza, in carenza organica e gravati di moltissime richieste.
Il carcere non può essere l’unica risposta. Il carcere è extrema ratio. Per coloro che sono dietro le sbarre, però, deve essere pensato un sistema di assistenza sanitaria adeguato. Due cose reclamo negli istituti di pena di Poggioreale e Secondigliano: manca il medico h24 in ogni reparto, gli ambienti in cui vivono i detenuti a causa del sovraffollamento, questo specialmente a Poggioreale, sono angusti. Si trovano a vivere in camere di pernottamento non ariose, non possono usufruire più volte al giorno della doccia e questo, specie nella stagione più calda, può provocare dei disagi e malori. Non è possibile che ci siano, nelle carceri, così pochi medici generici e specialistici e manchino quasi completamente attrezzature di diagnostica, che consentirebbero ai detenuti di potersi sottoporre a visite più accurate, quindi avere prima una diagnosi, senza dover attendere tempi lunghissimi. Che questa ennesima morte, sensibilizzi le istituzioni. Mi auguro che l’Asl di Napoli 1 quanto prima provveda ad assumere medici generi e specialistici, infermieri ed Oss, nonché acquistare attrezzature specialistiche da destinare all’interno delle carceri».