Defibrillatori a portata di mano e con personale preparato al loro uso per i cittadini napoletani. E’ questo l’obiettivo del “progetto salvavita” promosso dall’Assessorato alla Mobilità del Comune di Napoli e curato dall’Azienda Napoletana Mobilità assieme alla Onlus “Carmine Speranza”. L’iniziativa, presentata venerdì nella sala Giunta del Comune di Napoli, nasce con l’obiettivo di tutelare non solo i passeggeri che utilizzano i mezzi pubblici, ma tutti i cittadini napoletani. “Posizionare defibrillatori su mezzi e in stazioni – ha detto l’Assessore Infrastrutture e Mobilità Mario Calabrese – è un’operazione molto importante, perché, in questo modo, sarà possibile salvare la vita non solo di chi sta viaggiando su un mezzo Anm, ma anche di un cittadino che si trova in prossimità di una stazione”.
Il progetto prevede, in una prima fase, di dotare di 10 defibrillatori semiautomatici le principali stazioni della Linea 1 metropolitana (Garibaldi, Vanvitelli, Museo, Toledo, Piscinola, Chiaiano), le stazioni superiori delle Funicolari Centrale e Montesanto, il capolinea bus di Via Brin e il parcheggio del Centro Direzionale. L’obiettivo finale è fornire gradualmente l’intero sistema integrato dei trasporti Anm (gomma, ferro e parcheggi) di questo importante strumento.
La formazione ha nel progetto un ruolo di primo piano. “Per l’utilizzo dei defibrillatori – ha spiegato l’assessore Calabrese – è prevista la formazione di 250 unità scelte tra il personale addetto Anm, in parte somministrata dall’azienda, in parte a cura della Onlus ‘Carmine Speranza’. Addetti di stazione, operatori Fta e di controlleria – ha continuato – saranno impegnati ciascuno in una sessione di 8 ore di corso per acquisire le competenze necessarie a praticare correttamente la rianimazione cardiopolmonare e l’utilizzo del defibrillatore in caso di arresto cardiaco”. D’ora in poi, quindi, in caso di emergenza, non sarà più necessario attendere il personale sanitario, ma provvederanno tempestivamente gli stessi lavoratori dell’azienda per la mobilità.
Ogni anno a Napoli circa 1000 persone muoiono di arresto cardiaco. Tra questi molti decessi avvengono sui mezzi pubblici. Nel 2014 su bus, metrò, tram e funicolari sono stati registrati in totale 3 decessi, 120 malori e 70 chiamate al 118. Emblematico è il caso di Carmine Speranza, il ragazzo che cinque anni fa perse la vita a causa di un arresto cardiaco su un campo di calcio che oggi porta il suo nome come l’Onlus fondata dal padre, che supporta il progetto del Comune. “Mio figlio aveva 23 anni e quel giorno maledetto – ha raccontato il padre di Carmine – nessuno sapeva cosa fare. L’autoambulanza arrivò dopo 22 minuti invano. Dopo questo tragico evento abbiamo scelto di diffondere la cultura del pronto soccorso, del massaggio cardiaco e dell’uso del defibrillatore”. Ad oggi l’Associazione Carmine Speranza ha formato oltre 3mila persone in Campania che a loro volta hanno salvato sette vite umane.
“Questo progetto salvavita – ha concluso l’amministratore unico Anm, Alberto Ramaglia – vuole salvaguardare la qualità della vita di chi ci dà fiducia scegliendo di muoversi con i mezzi pubblici e ci porterà ad adeguarci agli standard europei. L’obiettivo è arrivare al 30-40% di vite salvate, archiviando l’imbarazzante percentuale nazionale del 2%”.