Il carcere da un punto di vista umano e costituzionale non deve essere un luogo di sofferenza, di rabbia o di rassegnazione. ” Non si può morire di carcere e in carcere“, ha denunciato recentemente il garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello. Nelle carceri irpine c’è una situazione variegata, ma i direttori riconoscono la complessità delle cose, le carenze sanitarie e sentono il bisogno di chiedere aiuto. Lunedi scorso è stato ad Ariano Irpino il nuovo Provveditore Campano dell’Amministrazione penitenziaria Antonio Fullone.
Una situazione esplosiva e sempre più fuori controllo quella delle carceri campane. Ormai si susseguono con cadenza quotidiana episodi di cronaca, dalle aggressioni ai danni di agenti ai tentativi di suicidio, forme di autolesionismo e scioperi della fame.. Lo scorso 22 agosto una detenuta quarantenne avrebbe tentato il suicidio nel carcere di Bellizzi Irpino ingerendo un mix di farmaci.
L’episodio, come detto, risale a qualche giorno fa ma è venuto alla ribalta della cronaca soltanto oggi. La donna sarebbe risultata positiva agli oppiacei. Un avvelenamento che poteva risultare fatale se non fossero intervenuti in maniera provvidenziale gli agenti che hanno immediatamente allertato il 118. La donna si trova ora ricoverata all’ospedale Moscati dove sta seguendo una terapia disintossicante e non sarebbe in pericolo di vita.
E’ l’ennesimo fatto di cronaca che riaccende l’attenzione sulle tante criticità del penitenziario irpino. Solo ieri un recluso aveva rotto il setto nasale a un agente della polizia penitenziaria nel corso di controlli di routine prima di aggredire un altro agente e di provare a impiccarsi nella sua cella. Anche qui decisivo è stato l’intervento degli agenti che hanno scongiurato il peggio. Mancanza di psicologi e psichiatri è stata, recentemente, la denuncia di Ciambriello in una conferenza stampa nel carcere avellinese
A più riprese il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello ha lanciato l’allarme sulle carenze sanitarie della struttura e sulla mancanza di personale. Per il Garante Ciambriello:” Un problema, in realtà, generale e che quindi riguarda la maggior parte del sistema penitenziario. La mancanza di educatori, 923 per 60mila detenuti,95 in Campania per più di 7000 detenuti, la mancanza di figure sociali, di psicologi e psichiatri, di assistenti sociali fa aumentare il malessere dei detenuti. I tentativi di suicidio sono all’ordine del giorno e quelli riusciti sono 29 dall’inizio dell’anno, 5 in Campania. Prevenire i suicidi, , non è mai semplice. Però si può fare molto, come ridurre al minimo l’isolamento e aumentare la possibilità di avere contatti con i familiari, aumentando il numero e durata delle telefonate. Compreso quello di introdurre la possibilità di avere contatti, anche intimi, con i proprio compagni o compagne. In una sola parola, non negare l’affettività. Insomma occorre sconfiggere la paura, riconoscere gli errori fatti. Habitat ed affettività si possono coniugare con il carcere.”