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Detenuti fuori dal carcere per attività socialmente utili: firmato oggi ad Eboli il protocollo d’intesa 

 

 

Il Garante Ciambriello: «Il carcere a custodia attenuta di Eboli si conferma l’emblema di un carcere d’inclusione e non di reclusione»

Nella mattinata di oggi, il Garante campano dei diritti delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale si è recato nella Casa di reclusione di Eboli per siglare un protocollo d’intesa per lo svolgimento di attività di lavoro volontario per progetti di pubblica utilità.

Il Protocollo, che prevede per otto detenuti la possibilità di essere impiegati in lavori socialmente utili di distribuzione dei viveri ai poveri e di accoglienza e ascolto degli indigenti, attraverso anche il supporto di un pastore evangelico, è stato firmato dal Garante campano, Samuele Ciambriello, dal direttore dell’Istituto a custodia attenuata e per il trattamento delle tossicodipendenze di Eboli, Paola Pastena e dal presidente dell’associazione “Acp”, Giovanni Tagliaferri.

 

Il Garante Ciambriello, successivamente, ha incontrato i ristrettì – 40 ad oggi -, ed ha visitato le sezioni detentive, insieme al magistrato di sorveglianza Oriana Iuliano, in Istituto per colloquio individuali con i detenuti. Ancora, ha incontrato i rappresentanti delle associazioni “Socrates”, “Filiverdi” e “Ogliara” di Salerno, che, in base ad un progetto del Garante finanziato da Cassa Ammende, hanno avviato per 20 detenuti un laboratorio di restauro e teatrale.

 

Il Garante campano: «Il carcere di Eboli è un luogo speciale, dove si vive l’inclusione e non solo la reclusione. Oggi è stato firmato un ulteriore protocollo per attività di pubblica utilità per fare uscire dal carcere i ristrettì, ma è anche attivo un protocollo, da me promosso, per tre detenuti che si recano a lavorare nel museo di Eboli. Dalla conversazione con i diversamente liberi è emerso come ci sia stato un cambio di rotta nella magistratura di sorveglianza, che in provincia di Salerno adesso conta quattro magistrati di sorveglianza, che fissano periodicamente i colloqui con i detenuti. Il dato che mi preoccupa, in relazione a Eboli, è la possibilità concreta di un deficit nell’area educativa: il capo educatori ha cambiato incarico, un’altra educatrice andrà in pensione a dicembre e la terza è in assegnazione provvisoria per un solo semestre. Spero quanto prima vengano coperti i posti di educatori in maniera definitiva, così da consentire un percorso di continuità trattamentale per i detenuti»

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