Antonino Di Matteo , sogna una politica, che sia sempre più attiva nella lotta alla criminalità organizzata, alla mafia e a tal proposito dichiara: “La politica non va criminalizzata. A me spesso è capitato di essere accusato di delegittimarla. Tuttavia, da cittadino, sogno una politica che sia in prima linea nella lotta alla mafia, quella che fu di tanti parlamentari e di Pio La Torre. La questione mafiosa costituisce oggi un gravissimo fattore di condizionamento della democrazia, un’intollerabile violazione dei diritti costituzionali. Ecco perché ritengo che il contrasto alla mafia dovrebbe essere ciò che finora non è stato: il primo obiettivo di ogni governo, di ogni colore e orientamento”. Riguardo, invece, al Parlamento e al Movimento Cinque Stelle sulla questione dibattuta, il magistrato dichiara:“un Parlamento che mentre dibatteva sulla decadenza di un membro condannato, si poneva negli stessi giorni il problema di fare norme affinché non fossero candidati i magistrati, sembra lo specchio di un mondo al contrario. Perciò è un’iniziativa positiva l’approvazione del codice del M5S, che, richiamandosi all’ articolo 54 della Costituzione, richiede di adempiere alle funzioni pubbliche con disciplina e onore”. Infatti, secondo Di Matteo, la politica è rea di aver finto di rispettare la presunzione di innocenza, e a riguardo dichiara: ” la politica ha sovrapposto due tipi di responsabilità, che sono ontologicamente diversi: la responsabilità penale e quella politica. È grazie a questo meccanismo perverso che si è creata la santificazione di Andreotti, per cui Dell’Utri e Cuffaro sono stati rieletti ed è per questo che Silvio Berlusconi è ancora in grado di ricoprire un ruolo importante nel contesto politico nazionale. Da cittadino, ancor prima che magistrato, questo mi sembra paradossale”.