La mafia è stata duramente colpita ma non è stata sconfitta, ha nel traffico e spaccio di droga il suo business più remunerativo, continua ad avere rapporti solidi con Cosa Nostra negli Stati Uniti e in Sicilia ha ancora come punto di riferimento l’ultimo superlatitante Matteo Messina Denaro. Questi i punti più importanti della relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia per il periodo gennaio-giugno 2019.
“Cosa nostra palermitana, benché duramente colpita dall’attività di contrasto istituzionale, è comunque ancora molto pervasiva sul territorio” si legge nel documento della Dia. Le strategie operative dei clan palermitani sono “rivolte costantemente all’imposizione del pizzo, che rappresenta una fonte di sostentamento e costituisce un fondamentale strumento di controllo del territorio – prosegue la relazione – In stretta connessione con il fenomeno estorsivo si affianca la pratica dell’usura”.
Per i mandamenti del palermitano ma soprattutto del trapanese la figura del superlatitante Matteo Messina Denaro, capo del mandamento di Castelvetrano, “costituisce ancora il principale punto di riferimento per le questioni di maggiore interesse dell’organizzazione, nonostante la lunga latitanza”. Rispetto e fedeltà che però devono sempre più fare i conti con l’assenza del boss dal territorio. “Da parte di molti membri dell’organizzazione mafiosa trapanese, non mancano – sottolineano gli investigatori – segnali di insofferenza da parte di alcuni affiliati per una gestione di comando difficoltosa per via della latitanza che tende a riverberarsi negativamente tralasciando le questioni importanti per gli affari dell’organizzazione”.
La relazione sottolinea come “anche nel trapanese cosa nostra risenta della crisi di liquidità e della difficoltà di comunicazione interna tra affiliati”. A ciò si aggiunge “il progressivo indebolimento causato dall’attività di contrasto degli apparati investigativi”.
Sul fronte affari oltre ai “tradizionali” racket e usura, cosa nostra palermitana e in generale siciliana è tornata a gestire il traffico e lo spaccio di droga. Un affare che dopo anni di calo sta tornando a riempire le casse delle famiglie e a sostentare le famiglie delle migliaia di carcerati. “E’ una delle più remunerative fonti di ricchezze in contanti” assicurano dalla Dia. Un settore criminale “nel quale consolidare alleanze e, quindi, consolidare il proprio ruolo negli assetti criminali; una possibilità di riaccreditarsi nella filiera al fine di costituire propri canali di approvvigionamento sicuri e continuativi, fornendo, peraltro, occupazione nelle diverse attività. In un quadro come quello descritto le città di Palermo e Catania continuano a ricoprire un ruolo di centralità nei flussi di hashish dalla Campania e di cocaina dalla Calabria, per la redistribuzione sui mercati isolani”.
Con il ritorno dei clan alla droga si sono rinsaldati anche i rapporti fra le famiglie siciliane e quelle americane. “Attività di indagine più recenti hanno confermato la persistente attualità di rapporti tra esponenti di famiglie storiche di cosa nostra palermitana, i cosiddetti perdenti della seconda guerra di mafia, con elementi di cosa nostra americana con particolare riferimento alla famiglia gambino da oltre cinquant’anni radicata negli Usa“. La Dia fa riferimento al blitz “new connection”, del 17 luglio 2019, che ha colpito il mandamento mafioso palermitano di Passo di Rigano, storica roccaforte della famiglia Inzerillo.
La relazione ricorda che nel blitz di luglio, scattato tra la Sicilia e gli Usa, sono stati colpiti esponenti delle famiglie Gambino, Inzerillo, Di Maggio, Mannino e Spatola, tutti eredi degli scappati dei primi anni ottanta, costretti a lasciare Palermo per trovare rifugio in America per scampare al piombo dei corleonesi di Totò Riina.
Infine nella relazione semestrale la Dia dedica ampio spazio alla mafia nigeriana “che è ormai comprovato come rappresenti una presenza importante in Sicilia e in particolare a Palermo, ove hanno trovato un proprio spazio, con il sostanziale placet di cosa nostra che permette loro di controllare la prostituzione su strada e alcuni segmenti di spaccio di stupefacenti in determinate zone”.