Papa Francesco ha fatto visita alla Pontificia Accademia Ecclesiastica, la “scuola” di formazione dei diplomatici della Santa Sede, la sede storica da circa trecento anni si trova al centro di Roma in un palazzo extraterritoriale – palazzo Severoli alle spalle del Pantheon.
Fu istituita da Papa Clemente XI nel 1701, la Pontificia Accademia Ecclesiastica, ha alunni che vengono dai cinque continenti circa trenta ogni anno, per almeno due anni di corso. Recentemente il Sommo Pontefice, con una lettera indirizzata al Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, ha comunicato la sua decisione di arricchire il curriculum della formazione accademica con un anno dedicato interamente al servizio missionario presso le Chiese particolari sparse nel mondo.
Questa iniziativa, mira a ravvivare e a rafforzare lo spirito missionario di evangelizzazione che deve precedere e sostenere la missione diplomatica, che per i legati pontifici consiste in primis in un servizio di particolare vicinanza alle chiese locali presso le quali il Romano Pontefice li invia. Gli alunni (sacerdoti) potranno dunque entrare nel corpo diplomatico della Santa Sede soltanto a conclusione dell’anno missionario, previo parere favorevole dei Superiori.
Il Santo Padre, accompagnato da S.E. monsignor Jan Romeo Pawłowski, segretario per le Rappresentanze Pontificie, è stato accolto dal presidente dell’Accademia, S.E. monsignor Joseph Marino, da monsignor Gabriel Marcelo Viola Casalongue, economo e prefetto degli Studi, dal reverendo padre Orlando Torres, s.i., direttore spirituale, e dai trentasei sacerdoti alunni provenienti da 22 Paesi dei vari continenti.
Dopo il discorso di benvenuto, nel quale S.E. monsignor Marino ha espresso al Santo Padre, la gratitudine e la gioia per la sua presenza e la paterna benevolenza mostrata verso l’Accademia, gli alunni, in un clima cordiale, hanno avuto l’opportunità di rivolgere a Papa Francesco diverse domande su temi attuali riguardanti lo stile del servizio diplomatico e la situazione della Chiesa e del mondo contemporaneo.
Il Santo Padre, nelle risposte, ha sottolineato l’importanza della spiritualità sacerdotale nutrita dalla preghiera e dall’adorazione, in ascolto della voce del Signore e, quali modelli di santità per la vita diplomatica, ha indicato san Charles de Foucauld e san Pietro Favre.
Nell’ambito della formazione, Papa Francesco ha ribadito: «l’importanza dell’esperienza dell’anno missionario, quale parte integrante del cammino di preparazione dei diplomatici della Santa Sede». A tale proposito, a conclusione del presente anno accademico, i primi quattro alunni si recheranno rispettivamente in Brasile, nelle Filippine, in Madagascar e in Messico per svolgere il tirocinio missionario.
Le Ambasciate della Santa Sede, hanno il nome di Nunziatura Apostolica; e l’Ambasciatore della Santa Sede ha il nome di Nunzio Apostolico. La parola “Nunzio” è di origine latina. Significa messaggero, inviato; la parola “apostolico” fa riferimento al Papa e alla Sua missione. Perciò il Nunzio Apostolico è l’Inviato del Papa, l’Ambasciatore del Papa e della Santa Sede. Dire che il Nunzio Apostolico è l’Ambasciatore della Santa Sede, è si corretto, per ovvi motivi; ma non dice interamente la sua funzione e la sua missione. E questo per un motivo molto semplice: il Nunzio Apostolico è l’Inviato della Santa Sede, del Papa; ma il Papa e la Santa Sede hanno non solo una funzione diplomatica, ma anche una funzione spirituale: di Governo Centrale della Comunità Cattolica. Il Nunzio, è il rappresentante diplomatico permanente della Santa Sede presso uno stato o un’organizzazione internazionale, ossia il capo della missione diplomatica. All’interno della gerarchia ecclesiastica, solitamente ha il titolo di Arcivescovo titolare. Questi due aspetti, queste due funzioni sono fondamentali per intendere meglio il lavoro di un Nunzio e di una Nunziatura Apostolica. Il Papa, si è quindi trattenuto per l’agape fraterna, salutando anche le suore della Comunidad Apostólica de María Siempre Virgen, e i collaboratori laici dell’Accademia.
A rafforzare questo principio di collaborazione e solidarietà verso i popoli, S.Em. il cardinale Pietro Parolin Segretario di Stato Vaticano tra le sue funzioni ha in seno l’impiego dei Nunzi Apostolici presso le Nunziature Apostoliche, ha ritirato un premio che è anche un «incentivo a perseguire un’azione» diplomatica che, seppure ispirata e «saldamente ancorata a compiti ecclesiali», è sempre «tesa a garantire l’ordinata convivenza mondiale». Il cardinale Pietro Parolin ha riaffermato il senso di un impegno che per lunga tradizione distingue l’azione della Santa Sede intervenendo alla cerimonia, nel Circolo Ufficiali delle Forze Armate italiane, e che ha visto la Santa Sede insignita per il suo «servizio alla pace e al dialogo fra i popoli» da parte dell’Istituto Nazionale Azzurro, che ogni anno attribuisce un premio a chi si sia distinto in questo ambito. Il segretario di Stato, in una dichiarazione: « La diplomazia, pur con tanti limiti, resta anche oggi, lo strumento che può offrire strade alla legittima aspirazione di ogni popolo alla sicurezza, alla stabilità, alla pace», tanto più guardando alla guerra in Ucraina dove troppi innocenti hanno perso ogni cosa: affetti, famiglie, abitazione, convivenza civile e la vita stessa. La diplomazia vaticana dunque, ha ribadito il cardinale Parolin citando Francesco, sarà «sempre disponibile a collaborare con quanti si impegnano per porre fine ai conflitti in corso e a dare sostegno e speranza alle popolazioni che soffrono».
La rappresentanza dello Stato ed i suoi rapporti con gli altri Stati sono riservati al Sommo Pontefice, che li esercita per mezzo della Segreteria di Stato.
Sia la Santa Sede, in quanto organo sovrano della Chiesa Cattolica, sia lo Stato della Città del Vaticano hanno sempre più largamente ottenuto il pieno riconoscimento della loro distinta personalità internazionale, sono membri di Organizzazioni internazionali, partecipano a conferenze internazionali e aderiscono a convenzioni.
A cura di: Raffaele Fattopace