Renzi blinda il “patto tedesco”,Alfano,furioso: “così maggioranza finita”.Rottura anche con la sinistra di Pisapia. Eppure,incredibile, chi lavora per il listone anti Matteo(da Sinistra Italiana e Mdp di D’Alema e Bersani) difende il meccanismo e appoggia la soglia del 5%..
“Non è il sistema preferito ma siamo responsabili”. Sta qui il succo del ragionamento che Matteo Renzi ha svolto alla Direzione del Pd (la prima dopo le primarie). E “responsabili” significa una cosa semplice: prendere atto che la maggior parte dei partiti vuole il sistema tedesco – “che non è il nostro” -, un proporzionale che, come ha detto il veltroniano Roberto Morassut, non è il ritorno alla Prima Repubblica grazie a due elementi: lo sbarramento al 5% e l’abolizione delle preferenze.
Renzi dunque incassa il via libera della Direzione – ma era scontato – non solo sul modello ma anche sul timing della sua approvazione: entro i primi giorni di luglio, “perché altrimenti non si fa più”. “Quindi la vogliamo – ha detto il segretario del Pd – perché accettiamo una sorta di pacificazione istituzionale con il 90 per cento dei partiti italiani che porta a un ordinato svolgimento elettorale”.
La data delle elezioni? “Non la decidiamo noi”. Ma è evidente che nella testa di Renzi le urne sono lì, il 24 settembre o qualche settimana dopo. Paolo Gentiloni, in sala con tutti i ministri pd, non muove un muscolo del viso: tutti sanno che farà quello che ha sempre detto, “governerò fino a che il governo avrà una maggioranza in Parlamento”.
Renzi sa di avere con sé, sulla tempistica, Forza Italia (incontrata oggi) e i Cinquestelle, oltre alla Lega e probabilmente anche Sinistra Italiana. Mentre resta fuori Angelino Alfano ed è ancora indecifrabile l’atteggiamento di Mdp. Ma insomma sembra che ci siamo.
Tutto bene, dunque? Non si può non rilevare la contrarietà di Andrea Orlando, espressa nitidamente al parlamentino dem (critico anche, pur in un quadro “dialogante”, Michele Emiliano). Il ministro della Giustizia non ci ha girato intorno. Il problema è l’eventuale alleanza con Forza Italia: “E’ compatibile con un disegno riformatore?”. Chiaro che lui, timoroso che si cancelli la parola “centrosinistra, pensa di no. Con un’altra certezza: il sistema tedesco “non porterà governabiltà”. Concetti ripresi molto esplicitamente dalla prodiana Sandra Zampa: “Di male minore in male minore stiamo passando al male peggiore, stiamo tornando ai tempi di De Mita”.
Per Dario Franceschini – qui sembra esserci una differenza con il segretario – il sistema tedesco “non è un ripiego, è una soluzione intelligente”. Perché il punto fondamentale – per il ministro della Cultura – è che “il sistema tedesco aiuta la ricomposizione del sistema” e in questo quadro si può puntare ad una ricomposizione del centrosinistra, sia pure non sotto un simbolo unico.
Ci si è sforzati di valorizzare la novità. Come ha fatto Matteo Orfini, che ha ammonito a non vivere questo passaggio “come una sconfitta”, se non altro perché il sistema tedesco non annulla la vocazione maggioritaria. Anzi. E a Orlando: “Non facciamo un dibattito sulle future alleanze, un dibattito politologico su cosa faremo dopo il voto, questo è il terreno degli altri”.
Ma la Direzione, a grande maggioranza renziana, segue il segretario. Orlando e i suoi non strappano e si astengono sulla relazione. E ora l’accordo è dietro l’angolo. La parola al Parlamento.