Neanche il crollo del comunismo, sancito dalla caduta del muro di Berlino, era stato sufficiente a sciogliere i residui di Guerra Fredda rappresentati dai “gelidi” rapporti tra Cuba e Stati Uniti. Solo qualche mese fa, dopo 53 anni, Barack Obama e Raùl Castro hanno avviato il “disgelo” tra Washington e L’Avana. Il 17 dicembre scorso i due presidenti hanno riaperto un canale di dialogo ufficiale tra i due paesi. Alla base del riavvicinamento vi è un accordo che prevede la riapertura delle ambasciate, lo scambio di prigionieri politici e la possibilità da parte dei cittadini statunitensi di raggiungere l’isola e ricongiungersi ai propri familiari. Dall’accordo però è rimasto escluso il tema dell’embargo economico in vigore dal 3 febbraio 1962. Embargo che però Obama vorrebbe gradualmente rimuovere entro la fine del suo mandato, nel 2016.
Nel 1962 gli Usa interruppero le relazioni con Cuba, a seguito dell’instaurazione nell’isola del regime comunista di Fidel Castro, e imposero l’embargo ad ogni tipo di scambio. L’isola cubana venne inquadrata come Paese espressione di un’offensiva comunista in America. Nell’ottobre dello stesso anno l’installazione di missili a gittata nucleare su territorio cubano, spinse John F. Kennedy a inviare un ultimatum alla Russia affinché li ritirasse immediatamente. Il mondo fu sull’orlo della III e forse ultima guerra mondiale. Dopo tempestive e drammatiche consultazioni rimaste segrete, il 28 ottobre i missili sovietici vennero ritirati e in cambio gli Usa smantellarono quelli installati in Turchia e puntati sull’Unione Sovietica. Da diversi anni più volte le Nazioni Unite hanno invitato gli Stati Uniti a togliere l’embargo senza ottenere però risultati. Nel 2006 alla guida di Cuba è subentrato a Fidel Castro malato il fratello Raùl e quest’ultimo, già dal 2008, ha avviato una politica di liberalizzazioni che appariva in contrasto con i canoni ideologici finora rispettati dal regime. Nel VII Vertice delle Americhe a Panama, tenutosi il 10 e 11 aprile, Barack Obama e Raùl Castro si sono stretti la mano. La dichiarazione del presidente Usa “Todos somos americanos” e quella del suo omologo cubano “Obama è un giusto e non è responsabile degli atti dei suoi predecessori” hanno sancito la fine dell’isolamento commerciale di Cuba.
Decisivo per il riavvicinamento tra i due paesi il ruolo avuto da Papa Francesco. Già nell’estate scorsa, infatti, il Pontefice inviò due lettere personali a Barack Obama e a Raùl Castro per invitarli a riprendere i rapporti. Dopo aver ricevuto le missive, i due presidenti hanno avuto lo storico colloquio telefonico che ha sancito l’inizio del disgelo. Per dimostrare il suo riconoscimento, Raùl Castro è giunto ieri in Italia per essere ricevuto questa mattina alle 9,30 in Vaticano da Papa Bergoglio e ringraziarlo personalmente. Non si tratta di una visita ufficiale e viene definita “strettamente privata”, ma assume comunque un valore storico. “L’incontro – ha detto il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi – avrà luogo nello studio del Pontefice presso l’Aula Paolo VI”. Terminato l’incontro “privato”, il leader cubano avrà un colloquio a Palazzo Chigi anche con il premier Matteo Renzi .
Un primo passo concreto che sancisce l’inizio della fine dell’embargo verso Cuba è la riapertura dell’antica rotta turistica via mare che collega la Florida all’isola caraibica. Saranno due le compagnie di navigazione ad effettuare un servizio traghetti tra Miami e L’Avana. Inoltre, a partire dal 3 luglio, la compagnia aerea JetBleu, che ha il suo quartier generale a New York, inaugurerà un collegamento andata e ritorno tra la Grande Mela e la capitale di Cuba. L’iniziativa è stata presentata dal governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, il mese scorso al ritorno da una missione a Cuba. Missione nella quale sono state gettate le basi per avviare una collaborazione tra diverse imprese e le autorità cubane. I voli partiranno dallo scalo newyorkese del Jfk ogni venerdì alle 3.30 del pomeriggio per atterrare all’Havana José Marti International Airport. Per quanto riguarda, invece, il collegamento via mare, la corsa tra gli operatori dei traghetti per ottenere in gestione il servizio è già partita da tempo. Cinque sono le società di navigazione che hanno già presentato domanda alle autorità americane. Due di queste sono state approvate dal governo federale. Presto, dunque, le società autorizzate cominceranno a operare i collegamenti, permettendo a migliaia di famiglie cubane di riunirsi. Per ora il trusimo tra Stati Uniti e Cuba resta limitato: viene a cadere l’autorizzazione speciale precedentemente prevista per viaggi di lavoro, di insegnamento e di visita a parenti, mentre resta in piedi una limitazione solo per i viaggi turistici. Ma gli operatori sperano che ben presto anche questa ultima barriera cadrà, man mano che l’embargo verrà allentato. La previsione è quella di almeno tre viaggi notturni a settimana tra il porto di Miami e quello de L’Avana. Ma si sta pensando anche ad un collegamento con Tampa, nel nord della Florida, e con Key West, nell’estremo sud del Sunshine State. Il turismo tra i due Stati si prevede, quindi, in notevole crescita e l’interscambio commerciale viene atteso come un grande aiuto alla sofferente economia cubana.