Disordini e scontri a Parigi dopo la morte del 17enne ucciso dalla polizia il 27 giugno.
Il giovane, Nahel, aveva forzato un posto di blocco delle forze dell’ordine, superando l’alt e rifiutando gli ordini della polizia. E’ morto con un colpo al petto.
Da quel momento non si sono fermate le manifestazioni in Francia dove diverse persone sono scese in strada.
Il ministro dell’interno francese, Gérald Darmanin, aveva dichiarato: “Ci sono state delle violenze urbane ieri sera, molto concentrate nell’Hauts-de-Seine, un po’ nell’Île-de-France e un po’ nelle province”.
Le testimonianze della polizia affermano che il giovane avrebbe tentato di investirli, anche se nel video si vede chiaramente che l’auto di Nahel è ripartita normalmente.
I disordini non si sono fermati e la notte scorsa gli arresti sono stati 157.
Gerald Darmanin ha fatto sapere su Twitter: “Ieri sera, mentre combatteva contro un incendio di diversi veicoli in un parcheggio sotterraneo a Saint-Denis, un giovane caporale dei vigili del fuoco di Parigi di 24 anni è morto nonostante le cure molto rapide dei suoi compagni di squadra”.
Il presidente Macron si dice vicino alle forse di polizia, anche se aveva affermato: “Un adolescente ucciso è inspiegabile, ingiustificabile. Auspico che la giustizia operi con celerità, perché si possa fare giustizia. Non c’è bisogno che divampi un incendio”.
Le proteste, soprattutto da parte dei giovanissimi, continuano a dilagare nel paese. Molti pensano che ci siano motivi razziali sotto questo omicidio.
Il sociologo francese Michel Kokoreff, al Fatto Quotidiano, ha affermato: “La storia sociale delle rivolte si ripete. Dagli anni ’70, tutte le rivolte urbane in Francia obbediscono allo stesso scenario. Un giovane vittima di razzismo muore a seguito di un’interazione violenta con un poliziotto. L’emozione collettiva porta alla rivolta”.
“Nel 2005 le rivolte erano durate circa tre settimane. Con il ritorno dell’ordine pubblico, le promesse di soluzione e di deghettizzazione dei quartieri sono volate via”.