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DON FRANCO ESPOSITO : “SE IL CARCERE FOSSE UN’AZIENDA DOVREBBE DICHIARARE FALLIMENTO”

Don Franco Esposito, è attualmente  cappellano al carcere di Poggioreale e direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Carceraria, voluto dal cardinale Crescenzio Sepe, nonchè  presidente della Conferenza regionale Volontariato e Giustizia.

Autore del libro “Liberi di pregare”, Don Franco è da sempre vicino al mondo delle carceri. Linkabile lo ha incontrato.

 

Don Franco, come è vista la sua figura in carcere e cosa si aspettano i detenuti da lei?

In quanto cappellano del carcere si aspettano vicinanza e comprensione. Loro si affidano e fidano e riescono a percepire che sono concepiti come persone e non come individui che hanno commesso un reato e pertanto non degni di considerazione. La mia figura conferma la presenza di un piccolo pezzo di mondo libero all’interno di un’istituzione chiusa. Si crea un rapporto profondamente confidenziale, grazie al quale il recluso si sente in compagnia in un luogo in cui predomina l’esclusione.

 

Carcere e volontariato: i limiti.

Il volontariato in carcere rappresenta un ponte fondamentale tra il dentro e il fuori. Oggi nelle carceri c’è maggiore attenzione rispetto all’aiuto del volontariato anche da parte delle istituzioni. Ma è giusto non confondere i ruoli: se non ci fosse, ci sarebbe un vuoto non riempibile da altre figure presenti; viceversa, il volontariato non può configurarsi  come una risposta a negligenze da parte delle istituzioni  rispetto ai bisogni dei detenuti. Non è una supplenza, il suo compito unico è quello di essere con queste persone, quello di cercare di accompagnarle nel modo più sereno possibile nel percorso di detenzione e successivamente in quello di rieducazione e reinserimento.

 

Problema recidiva. C’è connessione con uno stato di salute del carcere non proprio perfetto?

 

Se il carcere fosse un’azienda dovrebbe dichiarare fallimento. Le risorse impiegate, circa 200 euro al giorno a detenuto, non producono frutti. E’ una realtà totalmente fallimentare. La recidiva potrebbe essere sconfitta solo con un ripensamento ed una riorganizzazione interna del sistema carcere e pena che sostenga il recluso creando strutture all’esterno, sostenendo le case di accoglienza, i luoghi per l’affido. Tutto questo realizzerebbe quello che è il dettato costituzionale. Pensiamo che la recidiva dei detenuti che scontano la loro pena in strutture alternative scende dall’80 al 20%. E’ un dato in grado di mettere in crisi, se solo volessero, i politici, che sembrano essere così lontani da queste problematiche, impegnati come sono a portare avanti l’unico bene che gli sta a cuore: la poltrona.

 

Sabato 9 luglio alle 09.30 presso l’Istituto Salesiano Via Don Bosco 8 in Napoli, ci sarà il convegno ‘’Carcere & Territorio: Da dentro a Fuori…il ruolo del Volontariato’’  promosso dalla Conferenza Volontariato e Giustizia della Regione Campania. 

E’ il primo convegno a livello regionale della Conferenza Volontariato e Giustizia della Regione Campania. Ci teniamo a realizzare questa tavola rotonda innanzitutto per rafforzare la rete dei volontari che nelle carceri del territorio  si preoccupano del mondo penale.Il Convegno oltre ad essere un momento di sensibilizzazione e coinvolgimento della comunità sociale vuole tendere, infatti,  a rafforzare quella rete di associazioni, comunità e realtà che può diventare la risposta adeguata della società civile alla problematica della recidiva e per una reale alternativa al sistema carcerario.

 

 

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