*di Monica Cirinnà, senatrice PD
Dopo tre anni di lavoro siamo arrivati a un risultato importante. Un momento storico del percorso dei diritti in Italia: passiamo dal diritto di famiglia al diritto delle famiglie. Da oggi cambierà la vita di molte persone. Questa legge contiene l’equiparazione di tutti i diritti sociali dei coniugati eterosessuali sposati alle coppie dello stesso sesso che formano un’unione civile. Da oltre trenta anni il nostro Paese aspettava di fare questo passo e finalmente entriamo in Europa con un nuovo istituto giuridico che estende anche diritti sociali importanti a chi non li aveva, a partire dalla pensione di reversibilità del partner.
Il Parlamento ha per troppo tempo ignorato la richiesta di dignità che veniva dalla coppie di persone dello stesso sesso, non legittimando l’esistenza di tanti cittadini e delle loro scelte di vita. Non potevamo più attendere, non potevamo far passare altro tempo da quando nel lontano 2010 la nostra Corte Costituzionale con la sentenza 138 chiese al Parlamento di provvedere con “estrema sollecitudine” al riconoscimento delle coppie omosessuali. E, nei termini concessi dai numeri parlamentari, abbiamo ottenuto una legge importante, frutto di una mediazione alta e del dialogo, mai interrotto, tra cattolici e laici, che ha attraversato il nostro partito e trasversalmente tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione. Per questo siamo molto amareggiati che a questo confronto si sia sottratta, in modo del tutto pretestuoso e strumentale, una forza come il movimento 5 Stelle che si professa forza di cambiamento e modernizzazione democratica del Paese ma che spesso pratica un populismo di bassa lega.
E non accettiamo che si critichi il governo per aver imposto il voto di fiducia: questa scelta ha salvato la legge da imboscate sui voti segreti che potevano mettere a rischio l’acquisizione di importanti diritti e sono grata al governo guidato dal Pd per aver scelto, con coraggio, di mettere la propria faccia su una legge così importante. Sono convinta che anche la sacrosanta dialettica con la Chiesa cattolica procederà nel solco del necessario riconoscimento della laicità dello Stato.