Dopo il compimento del trigesimo della morte di Ciro Esposito, venerdì 25 luglio, con le manifestazioni che hanno voluto commemorarlo e la medaglia d’oro al valore civile alla sua coraggiosa madre, al di là delle cronache e commenti su gli avvenimenti che hanno condotto dopo una sofferenza di 50 giorni alla dipartita di Ciro Esposito, è opportuno qualche approfondimento per comprendere anche con l’aiuto di elementi delle scienze sociali, l’aggregazione e mobilitazione straordinaria del quartiere Scampia ma non solo, intorno al suo “Eroe”. Eroe metropolitano.
Il primo dato è che in occasione del ferimento, dell’attesa tra speranza e disillusioni per la vita del suo beniamino, della morte e del pubblico funerale sulla piazza dedicata a Giovanni Paolo II, Scampia è venuta alla ribalta a livello locale e nazionale con le scritte su muri e cancellate che esprimevano i sentimenti e le emozioni degli abitanti in quei drammatici i giorni.
Ha avuto voce chi normalmente non ha voce, o urla allo stadio e davanti al televisore per le sorti del Napoli in campo, o si ritrova e appassiona in club sportivi. A nostro avviso, è venuto alla luce più in generale qualcosa normalmente sotto la superficie riguardante la vita degli strati popolari che non hanno espressione se non nei ballatoi o in circoli sportivi e sociali, e non hanno vera rappresentanza nella società, perché è stata ferita ingiustamente la carne di qualcuno di loro, facendo soffrire e togliendo il tifoso Ciro alla coraggiosa madre. Ha certo prevalso il carattere emotivo, il mondo dei sentimenti che facevano riferimento ad un figlio di Scampia ferito e caduto, alla sua madre presso il letto del dolore ed al funerale senza lacrime con rito evangelico, in ogni caso cristiano che la comunità cattolica non ha saputo cogliere.
Certo una aggregazione e mobilitazione di carattere “espressivo”, – certo non “azione collettiva per il riscatto sociale, – che richiama l’esigenza di dare rappresentanza ai bisogni, attese e speranze degli strati popolari del quartiere non solo da parte delle amministrazioni locali ma della stessa società civile per una riqualificazione sociale e civile dell’intera area.
Il Laboratorio politico “Scampia felice” in questa occasione ha osservato: <<non vorremmo che solo in queste tragiche emergenze i rappresentanti delle Amministrazioni comunali e municipali si facciano doverosamente presenti – per strumentalmente lucrare visibilità e consenso – mentre vanno prioritariamente incentivate per le giovani generazioni ma non solo opportunità lavorative, culturali, sociali e sportive su cui sono impegnate numerose associazioni del quartiere Scampia>>.
In secondo luogo, nel quartiere in ampi striscioni con la foto giovanile di Ciro campeggia la scritta “Ciro Eroe”, anche se la madre alla consegna della medaglia d’oro al valore civile ha sottolineato: <<Sono orgogliosa anche se molto addolorata che mio figlio è stato riconosciuto eroe. Chi lo ha conosciuto sa che Ciro era un ragazzo semplice che ha sempre difeso i più deboli>>.
Abbiamo visto che sulle bianche magliette con la scritta “Ciro vive” sulle spalle è riportato “Ciro orgoglio partenopeo”, anche se abbiamo qualche dubbio che lo sia per le famiglie del Vomero, di via Petrarca o via Chiaia. Se non si vuole ricorrere al Totem delle tribù richiamato da Durkheim in cui si oggettiva l’identità e la coesione sociale di un gruppo o clan, anche nel nostro caso l’eroe di Scampia diventa il capostipite di una discendenza gloriosa, di un popolo, di un clan, se non si vuole tribù, che specialmente nello sport del calcio sono in competizione con altre senza sopraffazioni di sorta.
Antonella Ileardi ha anche rivolto un appello ai tifosi del Napoli perché lo ricordino con orgoglio, con comportamenti esemplari. I tifosi e la città devono diventare l’orgoglio della città stessa.
In occasione del trigesimo, nella manifestazioni serale di venerdì 25 luglio sulla piazza, l’attrice Rosaria De Cicco ha offerto una delle più acute interpretazioni, perché a suo avviso Ciro ha un “funzione” e continuerà ad avere una funzione. di apportare unione e pace tra le parti dismembrate di questa città.