In South Carolina, circa 220 mila tra case e attivita’ sono rimaste senza elettricita’. Tra le citta’ interessate dal blackout la storica Charleston, Berkeley e Dorchester. Il numero dei clienti rimasti al buio sale a 267 mila con la vicina North Carolina.
Intanto l’uragano è risalito a categoria 3 (dopo essere sceso da 5 a 2), mentre si appresta a colpire le coste sudorientali degli Stati Uniti minacciando di inondazioni la Georgia e il sudovest della Virginia.
L’incubo maggiore è quello delle alluvioni che, secondo le previsioni degli esperti, potrebbero raggiungere livelli record sommergendo intere regioni. L’occhio del ciclone continua a viaggiare a meno di 200 chilometri dalla terraferma, già sferzata da fortissime raffiche di vento, oltre i 100 chilometri orari, e da pesantissime piogge. Nelle ultime ore l’attenzione si è spostata soprattutto su Georgia, South Carolina e North Carolina, gli stati ora più minacciati. Qui intere contee e città come Charleston e Savannah sono state completamente evacuate.
Alle Bahamas ci sono 70 mila persone che hanno bisogno di assistenza, colpite da una “enorme devastazione”, ha detto il capo degli affari umanitari dell’Onu, Mark Lowcock, parlando con i giornalisti in collegamento telefonico da Nassau, dove ha appena incontrato il primo ministro Hubert Minnis. “I primi passi che le Nazioni Unite affronteranno sarà fornire assistenza salvavita urgente, cibo, acqua potabile, medicine e rifugi”, ha precisato.
Coinvolte quasi un milione di persone, con scuole e uffici pubblici chiusi. Decisive saranno le prossime 36 ore, spiegano al National Hurricane Center, mentre a far montare la preoccupazione è anche l’allarme sui possibili tornado che potrebbero formarsi in diverse aree come effetto dei venti e delle correnti. Intanto alle Bahamas si piangono già sette vittime. Ma man mano che le acque si ritirano si comincia a temere il peggio, sia in termini di vittime che di danni. Le immagini riprese dall’alto sono impressionanti e consegnano un panorama spettrale, che le autorità dell’arcipelago hanno definito “catastrofico”. Nelle Abaco Islands e a Grand Bahama, le isole più colpite, oltre il 60% delle abitazioni è andato distrutto o ha subito danni strutturali gravi. Il 60% di Grand Bahama è ancora sotto l’acqua ed è una corsa contro il tempo per salvare il salvabile. E’ ancora presto per fare i calcoli, ma appare chiaro come l’industria del turismo, prima voce dell’economia delle Bahamas, subirà un colpo durissimo dal quale non sarà facile riprendersi. Centinaia di poliziotti e militari sono al lavoro e da Miami, dove si respira ormai un’aria di scampato pericolo, il sindaco Francis Suarez ha inviato nell’arcipelago aiuti in termini di soccorsi e di beni di prima necessità: generatori di corrente elettrica, cibo, acqua, medicine. E aiuti sono in arrivo da tutti gli Stati Uniti e anche dall’estero.