La penalizzazione del Sud è stato argomento di un lungo dibattito nell’ultimo periodo. La prima denuncia, che accusava il Governo di favorire il Nord rispetto al Sud, nell’attribuzione di fondi, è stata fatta dal Presidente SVIMEZ, Adriano Giannola. In tempi non sospetti, il professor Giannola aveva dichiarato che la spending review adottata dal Governo, avrebbe favorito «Un pericoloso effetto depressivo sull’intera area del meridione italiano». Dichiarazione simile fu fatta anche dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che accusava Renzi di aver iniziato una politica di tagli che avrebbe danneggiato ulteriormente l’economia dell’intero Sud Italia. E non è la prima volta che si parla di differenze tra Nord e Sud nell’ambito della allocazione di risorse economiche. Differenze che senz’altro vanno notate. Come va notato, però, che molte volte il Sud Italia ha perso fondi nazionali o europei per non essere riuscito a spenderli in modo ottimale e rispettando i tempi assegnati.
Il caso del Porto di Napoli rappresenta sicuramente un esempio in questa direzione. Si è appreso, infatti, negli ultimi giorni, che lo scorso 8 aprile un atto notarile, ha determinato la perdita di ben 42 milioni di fondi per l’area portuale di Napoli, che erano stati stanziati nel lontano 2005. In dieci anni, quindi, nessuno sarebbe stato in grado di sfruttare al meglio una simile somma. Inadempienza che ha sancito, così, la perdita di soldi che sarebbero stati senz’altro fondamentali per la riqualificazione del porto. Quel finanziamento era stato decretato dalla legge Lunardi, con la finalità di mettere in moto opere infrastrutturali, che avrebbero dovuto garantire un ampliamento, un ammodernamento e la riqualificazione del porto. Opere che, almeno per ora, non vedranno mai la luce. Il commissario dell’Autorità di scalo, Francesco Karrer, ha dovuto firmare i due atti, che hanno sancito ufficialmente la perdita dei suddetti fondi tanto preziosi. Preziosi perché l’area portuale napoletana rappresenta un punto nevralgico, fondamentale, per il settore economico della Campania e dell’intero Mezzogiorno. Ed è questo uno dei motivi per cui, nel corso delle diverse campagne elettorali, che si sono susseguite negli anni, ha rappresentato uno dei punti cardine dei diversi programmi.
È inammissibile pensare che, per problemi burocratici, si sia persa una simile quantità di denaro. Il caso del porto non è sicuramente l’unico. Basti pensare alle corse, che sono state fatte più di una volta, per spendere in tempo i fondi europei. Corse che, chiaramente, non hanno garantito che queste risorse fossero allocate nella maniera più ottimale. Il corretto utilizzo dei fondi europei e nazionali è diventato un punto fondamentale per la ripartenza del Mezzogiorno. E ora che a fine 2015 saranno assegnati altri fondi europei, anche per il progetto del rilancio dello scalo di Napoli, bisogna sperare che non siano ripetuti gli stessi errori. E soprattutto che i soldi in entrata siano utilizzati correttamente, senza inutili sperperi o ostacoli burocratici, che rallenterebbero la partenza dei lavori.