Il suo volto e il tono della sua voce sono patrimonio italiano, riconoscibili e riconosciuti ovunque. Gigi Proietti è morto nella notte a Roma. Proprio il 2 novembre avrebbe compiuto 80 anni. Era ricoverato da alcuni giorni per un problema cardiaco. Accanto a lui la compagna di sempre Sagitta e le figlie Susanna e Carlotta. Ha passato cinquant’anni sulle scene fra teatro, cinema e tv.
Era nato a Roma nel 1940. «Mio padre era un impiegatuccio, mamma era casalinga» aveva raccontato al Corriere della Sera aggiungendo però di un nonno pecoraro che era un poeta.
«Quando è morto abbiamo ritrovato una serie di libretti con bellissime poesie, erano sonetti dove non c’era una virgola sbagliata».
A me gli occhi please è la prima opera che viene in mente per il teatro, ma nella sua cinquantennale carriera di attore c’è stato tutto. Dal cinema, Febbre da Cavallo, solo per citarne uno, alla televisione, il Maresciallo Rocca fu evento sul piccolo schermo. Era uno showman, capace di essere anche direttore artistico di grandi teatri a Roma come il Brancaccio e il Globe Theatre a Villa Borghese.
Il primo inaspettato successo recitando Moravia e la svolta con Garinei e Giovannini, che lo vollero al posto di Domenico Modugno per Alleluja brava gente con Renato Rascel e Mariangela Melato. Prima aveva fatto l’università, come volevano i genitori, ma ai banchi di giurisprudenza aveva preferito le serate sul palco e le cantine di certo teatro d’avanguardia.
Era capace di passare da Shakespeare al romanesco, di rispondere sempre con ironia, di strappare un sorriso anche restando dentro un ruolo drammatico. Era maestro dello sketch, in una scena metteva tutto, che fosse una gag o una barzelletta. Istrionico è l’aggettivo che va bene per lui e per pochi altri che è stato, nel doppiaggio italiano, la voce di star come Stallone e De Niro, Brando e Dustin Hoffman, approvato da Robin Williams per essere il genio della lampada nell’Aladdin versione cartoon della Disney negli anni Novanta.
Lo scorso ano era stato Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone. Per anni ha scovato talenti e cresciuto attori, fra gli altri sono stati suoi allievi Flavio Insinna e Giorgio Tirabassi. La sua voce ha accompagnato i viaggi fra le meraviglie italiane di Alberto Angela.
«Noi attori», diceva, «abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replicano tutte le sere…Non ho rimpianti, rifarei tutto, anche quello che non è andato bene».