E’ stato scoperto il felino dell’Argentario, animale vissuto un milione e mezzo di anni fa del quale il cranio è ancora racchiuso nella roccia: le ossa sono in realtà a un ghepardo gigante e sono stato analizzate e ricostruite in 3D grazie alle immagini ottenute dal supermicroscopio a raggi X della Struttura europea per la luce di sincrotrone (Esrf). Pubblicata sulla rivista Scientific Reports, la ricerca è stata condotta dalle università di Perugia e Sapienza di Roma.
Infatti, il fossile è stato estratto dalla roccia e le sue caratteristiche anatomiche sono state descritte per la prima volta: aveva un muso corto, premolari e molari aguzzi, lunghe e una lunga coda e un corpo massiccio, pesante fra4 80 e 90 chilogrammi. Rispetto ai grandi felini attuali, il ghepardo dell’Argentario aveva una struttura insolita, che non poteva garantire la rapidità dello scatto. Era un felino piuttosto lento e robusto, che durante la caccia tendeva imboscate con inseguimenti brevi e attaccava la preda con morsi inesorabili.
Il cranio è stato rinvenuto nell’Argentario all’inizio del ‘900 ed era stato classificato nell’Era dei grandi mammiferi, lo stesso nel quale cominciavano a comparire l’orso etrusco, i gatti dai denti a sciabola, i mammut e i primi daini. L’analisi condotta con la luce di sincrotrone ha permesso soltanto adesso di vedere che aspetto avesse il ghepardo dell’Argentario e di classificarla correttamente. Finora, infatti, analizzare il cranio avrebbe significato rompere la roccia e rischiare in questo modo di danneggiare il fossile in modo irrecuperabile.
Il cranio del ghepardo è stato preso dalla roccia grazie ai raggi X generati nel sincrotrone di Grenoble: “questo ci ha permesso di risolvere il problema e di fornire informazioni che sarebbe stato davvero difficile ottenere in altri modi”, ha dichiarato il paleontologo Vincent Fernandez, dell’Esrf, coautore della ricerca.