Cosa voti al referendum? Chissà quante volte ve lo hanno chiesto in questi giorni. Nel pullman, in treno, al mercato, al bar, nella chat di Facebook, su Twitter, o tramite Whatsapp o via sms. Una domanda che ormai è diventata ridondante, che a forza di sentirla sta facendo venire la nausea del voto, e che porta a pensare “speriamo che questo 4 dicembre venga presto”. È vero, la campagna referendaria ha raggiunto toni molto forti, direi addirittura in alcuni casi spregevoli, e il fango che sta volando fa venire voglia di starsene a casa, restare fuori da questo confronto, che a molti può apparire come un confronto tra tifoserie più che un voto su un tema delicato come la Carta Costituzionale. Alla domanda darete risposte diverse, chi dirà No, chi dirà Sì, chi dirà che ancora deve decidere, chi dirà non vado a votare. Tutte opzioni “democratiche”, tutte opzioni legittime. La scelta del voto deve essere libera da ogni condizionamento politico, a dicembre votiamo per cambiare la Costituzione, e come scelta di voto deve essere scevra da qualsiasi appartenenza politica ed ideologica. Ma su una cosa però non si può chiudere gli occhi, a dicembre il Paese ha la possibilità di scegliere di cambiare, ha la possibilità di scegliere di andare avanti, ha la possibilità di uscire dal pantano che dura da circa trent’anni. La prima volta che ho votato è stato il 1994, era l’alba della Seconda Repubblica, e già da allora questo sentimento di cambiamento era forte in me come in tanti miei coetanei. Per circa venti anni questo cambiamento ci è stato paventato, ci è stato messo davanti agli occhi, ci è stato mostrato, ma mai effettivamente applicato e portato avanti. A dicembre abbiamo la possibilità di poter finalmente chiudere quella stagione, fatta di promesse politiche, di blocchi istituzionali, di inciuci, di saltimbanco, di instabilità, di ingovernabilità. È arrivato il momento di poter cambiare profondamente il Paese, è arrivato il momento di poter finalmente parlare di futuro. Vi diranno che cambiare non è sempre cosa buona, e che nessuno ci garantisce che si cambierà in positivo. Vi diranno che cambiare ci porterà alla deriva autoritaria, che è un cambiamento fasullo, salvo poi non proporre nulla, salvo poi volere far rimanere tutto come sta, salvo poi conservare e difendere lo status quo. Certo, cambiare spaventa, cambiare mette paura, cambiare è ovviamente più difficile del restare dove si è e tenersi quello che si ha. Ma da troppi anni stiamo facendo questo ragionamento come paese, come comunità di uomini e donne, come sistema politico, da troppi anni ci stiamo nascondendo dietro il tepore fittizio della conservazione. Non abbiate paura di guardare in faccia al cambiamento, non abbiate paura di affrontare quel luogo comune del “tanto non cambia niente”, che vi rifileranno ogni volta che non hanno parole di merito sulla riforma, non abbiate paura di affrontare coloro che vi propineranno scenari catastrofici, quelli sono i peggiori nemici del futuro. Il 4 dicembre voteremo innanzitutto su questo, finalmente il 4 dicembre il nostro Paese ha la possibilità di crescere e diventare maturo, di diventare adulto. Non abbiate paura di dire Sì.
di Tommaso Ederoclite