Risale a qualche giorno fa l’incontro organizzato dall’AREC Campania che ha riunito un gruppo di editori, librai e operatori culturali della città di Napoli per discutere del futuro dell’editoria nella nostra regione.
Al convengo era presente anche l’editore Edgar Colonnese che nel corso del suo intervento, ha sottolineato l’importanza della rete come risorsa per la salvaguardia e la sopravvivenza degli editori indipendenti. Colonnese ha parlato inoltre della possibilità di produrre ricchezza materiale dall’immenso patrimonio immateriale della nostra regione.
Proposte e idee e concetti ribaditi anche ai microfoni di Radio Club 91 nel corso della trasmissione settimanale “Dentro i fatti”, ideata e condotta da Samuele Ciambriello.
La mancanza di un’industria culturale – ha ricordato l’editore partenopeo – è un problema annoso che investe la nostra regione, dove sono presenti diversi operatori conosciuti e apprezzati a livello internazionale. Nonostante ciò, da anni lamentiamo l’assenza di una messa a sistema, di una rete in cui operino tutti coloro che fanno parte di quella che dovrebbe essere un’industria culturale, fiore all’occhiello per l’intera Italia. Qui in Campania abbiamo beni culturali importanti e delle competenze incredibili, ma non riusciamo a capitalizzare il nostro patrimonio immateriale e a restituirlo sotto forma di capitale materiale e mi riferisco soprattutto al comparto audiovisivo e a quello editoriale.
Nel corso della trasmissione radiofonica è intervenuto anche Livio Varriale, membro del consiglio direttivo sezione editoria dell’Unione degli industriali che ha ribadito l’importanza di una nuova normativa per regolamentare le attività culturali in Campania
Il successo di una regione e la conservazione della sua storia e delle sue tradizioni – ha dichiarato Varriale – non può non passare da un piano culturale attivato di volta in volta da chi governa la regione stessa. In questo momento c’è una posizione poco chiara che, a detta dei referenti, non implica un malfunzionamento delle attività culturali. Mi riferisco al fatto che in regione Campania non c’è un assessorato.
Altra nota dolente che caratterizza la situazione culturale in Campania è il sempre più basso numero di lettori. Un primato negativo alimentato da una serie di circostanze.
Oggi rispetto al passato – ha affermato Edgar Colonnese – non soltanto c’è una mancanza di lettori, ma un aumento delle chiusure di librerie e delle case editrici. Tutto questo avviene perché da decenni stiamo subendo le conseguenze scaturite da quell’etichetta artificiale di essere definiti “editori locali senza mercato al Nord”. Etichetta incollata da distributori e promotori, cioè da coloro da cui dipendiamo per penetrare nel mercato tradizionale librario.