ADDIO AL POSTO PUBBLICO E ALL’UNIVERSITA’!

La carenza di prospettive lavorative al Sud porta i giovani ad andare altrove già nella fase della formazione  o a rinunciare ad investire sulla propria istruzione.Il crollo delle matricole e dei laureati sono emblematici.C’è pure un nodo risorse,il taglio dei finanziamenti agli atenei,dettaglio non marginale,ma non è il fine per cui non si studia più.Non è l’incentivo di partenza o la borsa di studio che non mi fa diventare laureato,ma l’obiettivo finale,il senso di quel traguardo.Dati che ci conducono all’inversione del vulnerabile e del venerabile! Molti anni fa il riconosciemento del sapere era legato al tempo,al luogo,alle contingenze ed anche al posto pubblico.Si studiava per avere titoli per l’esperienza.Prima i laureati studiavano perchè sapevano di essere assorbiti in una azienda,diventavano funzionari pubblici, classe dirigente.

Oggi si tratta di fare esperienze,di cercare nuove novità per vivere,avere una famiglia,senza maturazione,senza approfondimento possibile.C’è una sorta di emigrazione per “attrazione!”

Nel Mezzogiorno è venuto veno l’apparato pubblico è questo è stato penalizzante. Tra l’altro anche per i concorsi è meglio il Nord.

E così i nostri giovani galleggiano,in una sorta di adattamento continuato,che non è nè di espulsione nè di sviluppo,ma di sopravvivenza.

Certo vivere in uno stato di perenne precarietà non aiuta. Se non c’è approdo non ha senso studiare.

Le politiche importanti sono quelle del lavoro.Da qui si riparte,qui c’è una possibilità di recupero

 

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