Il Covid-19 ha iniziato a colpire, in tutto il mondo, carceri, prigioni, centri di detenzione per migranti, case di cura e ospedali psichiatrici, e rischia di essere devastante per le popolazioni estremamente vulnerabili di tali istituzioni. Intanto però i casi di contagio in carcere anche in Italia ci sono, eccome. «Ce ne sono quindici», è costretto ad ammettere il Guardasigilli. E dove vengono messi? «In isolamento», si limita a dire Bonafede. Occorre dire con forza e con chiarezza che la paura del virus e le misure del Governo sono state solo l’ultima scintilla che ha alimentato proteste e rivolte. L’assurdo ed inumano regime carcerario e le mancate riforme sono sotto gli occhi di tutti. Adesso bisogna osare di più. E se ci fosse una Amnistia, l’Indulto? Meglio la Grazia del Presidente della Repubblica. Essa avrebbe il merito di deflazionare la popolazione detenuta con una decisione che vedrebbe di nuovo protagonista la politica. Non è un caso che la prospettiva del ricorso a un provvedimento di remissione sanzionatoria (amnistia e/o indulto) – dopo esser stata affacciata come la più naturale soluzione del problema – sia stata d’un colpo accantonata in coincidenza con la fuoriuscita del parlamento dalla gestione dell’emergenza sanitaria.
In questi giorni ha un ruolo importante la magistratura di Sorveglianza, a cui chiedo più coraggio. Io confido nell’antidoto di una magistratura di Sorveglianza che sappia ricavare uno spazio vitale per i diversamente liberi, sostenuto dalle aperture della Costituzione per le misure alternative al carcere.Il ruolo della Magistratura di Sorveglianza, oltre che alle questioni relative ai diritti dei detenuti durante l’esecuzione della pena, è esteso anche alla concessione e alla gestione delle pene alternative alla detenzione, sia per la parte finale della pena, sia prima dell’inizio della sua esecuzione. Ha un ruolo importante nella’applicazione dell’ultimo decreto governativo, si riprende una disciplina già esistente, l’esecuzione delle pene a domicilio prevista dalla legge Alfano del 2010(era in carica il Governo Forza Italia-Lega), e le si dà una nuova veste, fino al prossimo 30 giugno,per far uscire i condannati che devono scontare solo diciotto mesi.
I tradizionali aspetti del populismo penale – la fabbrica della paura, la strumentalizzazione del tendenziale colpevolismo dell’opinione pubblica e il paradigma del diritto penale del nemico- sono enormemente aggravati dalla loro perfetta funzionalità agli attuali populismi politici. Non è possibile stare zitti, se parlare fosse anche solo consolatorio. La politica è cinica e pavida, pensa al consenso, ai sondaggi. In una società in cui si afferma “Meno Stato e più galera”, occorre valorizzare le buone ragioni del sistema costituzionale della pena flessibile ed una critica serrata ed appassionata delle “cattive ragioni” della sua mancata e incompleta attuazione. Il modello della rieducazione- risocializzazione si realizza attraverso la via privilegiata delle misure alternative al carcere, in un’ottica di extrema ratio della pena carceraria, pena rigida, quasi sempre severa ed inflessibile che deve mostrare la sua faccia feroce. Vorrei essere un poco io, e augurarmi che lo siano gli stessi Giudici di Sorveglianza, il cavaliere dell’utopia concreta come lo è stato il magistrato di sorveglianza Alessandro Margara, che ha saputo coniugare la giustizia e il senso di umanità, rileggendo la Costituzione, promuovendo l’esistenza dello Stato sociale, della città solidale opposta alla città ostile. Insomma un giudice terzo, non un giudice istruttore o un ulteriore pubblico ministero. Siamo qui allora tutti insieme, perché siamo alla ricerca di una giustizia più giusta. L’esecuzione della pena non può prescindere dalla tutela della salute della persona ristretta. La miscela di sovraffollamento e virus sarebbe vitale. Occorrono provvedimenti per i carcerati, occorre tornarci di nuovo su questo tema, con coraggio, tempestività e la determinazione dettata dalle necessità.Samuele Ciambriello** Garante campano dei detenuti