Abbiamo riscoperto in questa quarantena la funzione ritualizzante della Tv. Il nostro tempo passato davanti la televisione, è cresciuto notevolmente. Nelle due Italie del coronavirus, mai come ora in tv bisogna parlare di giustizia sociale, dei nostri quartieri ghetto e della condanna degli invisibili.. Ovviamente tra i generi diversi nella nostra scelta del telecomando è l’informazione ad accrescere di più la sua quota. Sono cresciuti i suoi aspetti formativi, trasformando, grazie al Coronavirus, le abitudini quotidiane dei suoi utenti. Insomma la Tv, chiusi in casa da quaranta giorni, è diventata uno dei veicoli di socializzazione, sia per sua natura, sia per la storia sociale che ha subito recentemente. Ma cosa chiediamo alla televisione, visto che il Covid non è una malattia democratica? Sicuramente la utilizziamo per guardare insieme, a distanza, ci informiamo per condividere. Comunicare per condividere, comunicare per rendere noto. La radice come si vede è comunità. Certo siamo ansiosi ed abbiamo bisogno anche di comfort televisivo. Certo molte volte da ideale mezzo di conoscenza e informazione, la TV si è trasformata in strumento del potere, a servizio dei potenti, e complice molti giornalisti, appendice illustrata dei loro uffici stampa.La televisione del potere, oltre il potere della televisione, con costi elevati e da nabbabbi per conduttori, giornalisti , consulenti ed autori. La tv dovrebbe aiutarci anche ad adeguare i sogni alla realtà. Da docente universitario di teorie e tecniche della comunicazione voglio fare con voi e per voi qualche considerazione sul piccolo schermo.
Il nostro spazio mentale è dominato da un vasto e variegato repertorio di immagini. Nella televisione il vedere prevale sul parlare. L’uomo rischia di non saper usare la capacità di astrazione e di rappresentazione, indispensabile per lo sviluppo di una caratteristica centrale del linguaggio, ossia la funzione argomentativa. Ecco la globalizzazione dell’immagine come nuova forma di cultura.
La diffusione della televisione ha gradualmente trasformato le abitudini quotidiane dei suoi utenti. E’ possibile riconoscere al mezzo televisivo diverse funzioni: narrativa, ritualizzante, emulativa e di intermediazione. Il suo utilizzo cambia ritmi e abitudini, spesso viene additata come responsabile ed origine dei mali sociali che affliggono la nostra società, specialmente nei riguardi degli adolescenti.Informare e persuadere sembrano i suoi mandati. Non si può negare che la tv possa favorire la crescita e l’educazione, informare e persino formare attraverso programmi di qualità. Ma la Tv può persuadere, spingere cioè le persone a compiere gesti, azioni, fargli acquisire le convinzione del giusto, del bello del profitto. La televisione può essere utilizzata bene o male e può diventare oggetto da cui dipendere, quando in essa si cercano soddisfazioni ai propri bisogni o quando, in una società come quella attuale, questa diventa una finestra sulle innumerevoli crisi delle Istituzioni che hanno finito per delegare a questo mezzo di comunicazione compiti che non dovrebbe svolgere e per i quali la televisione non è stata progettata.
La tv come agente di socializzazione e come strumento di potere per manipolare la pubblica opinione. Incominciamo tutti ad educarci a toni meno eccitati e verità meno apodittiche. Mi interessa di più il grado di maturità, di serenità e di discernimento dell’utenza televisiva, oltre che il potere del telecomando.
C’è certamente un grado di separazione tra le aspettative e i risultati alla RAI. Certo è cresciuta negli ascolti, nella pubblicità, fruibilità su cellulari e I Pad. Fa, su fatti internazionali e tragiche giornate di violenza terroristica, decine di ore di altissima qualità. Fa un servizio ottimo e di qualità in questi giorni di pandemia. La RAI non deve far finta che il nostro Paese corra o sia sano, deve raccontare le condizioni di vita reale delle nostre famiglie, della nostra scuola, della nostra sanità, dei nostri arresti domiciliari, della fase due che non si sa quando partirà. Ma i maxi stipendi di giornalisti e consulenti, di manager e giornalisti senza incarico gridano vendetta. Giornalisti che sparano a zero sulle Caste, che fanno analisi cliniche ai politici e poi prendono salari da 200mila euro, 282mila euro, salari da nababbi, anche su Mediaset e LA7! Questa operazione è come una tanica di benzina in una foresta.