C’è un altro modo di raccontare Napoli. Gomorra è stato uno spartiacque. La città di Napoli non può perdere la sua anima che è nelle periferie.E’ dalle periferie che dipende il destino di una città. Viviamo in una città non solo ingiusta ma anche poca dinamica e coesa.Una città che spesso non ha memoria,vive il muro dell’omertà. Nessuno può chiamarsi fuori, nessuno può pensare che la lotta alla corruzione,alla camorra sia un problema che riguardi altri. Penso che occorra ripartire dalle periferie, dalle diseguaglianze che lì si vivono, dal dinamiismo presente, dalla rinascita morale e sociale in atto attraverso una rete laica e cattolica. Nelle periferie si vive la speranza che è una virtù che a che fare con il futuro, è un guardare lontano anche con la Chiesa e nella Chiesa. Dentro il “gomorrismo” e la mancanza di senso, Scampia è già fuori con società civile, associazioni, politica del territorio.Soprattutto oggi che in Italia, e nel resto del mondo, non si fa che guardare alla città partenopea attraverso la lente deformante del “Gomorrismo”: “Da Gomorra in poi abbiamo perso un po’ il conto delle opere (non solo narrative, ma anche saggi e documentari) che il mercato ha ripetutamente, per così dire, offerto. Se poi per “Gomorrismo” s’intende un pensiero antimafioso, di certo una spinta antagonistica in quel senso il libro di Roberto Saviano l’ha data,”così lo scrittore Enrico De Silva.Questo la dice lunga sul fallimento che un certo tipo di pedagogia dell’antimafia ha avuto in questi anni.
Ma la devianza alla criminalità organizzata è anche un esito eclatante della corruzione e della latitanza della politica, ai vertici, da questi luoghi. Spesso la criminalità politica si intreccia con quella organizzata e con la criminalità economica.
Su Scampia grava lo stigma mediatico del “Gomorrismo”. Però c’è anche una grande presenza di speranza, ma è come se mancassero le condizioni per farsi ascoltare e farsi proposta. Educazione, condivisione, testimonianza e poi? A Scampia,come nelle altre periferie,chi partecipa non decide e chi decide non partecipa e non promuove. Periferie come luogo di disagio e come stato esistenziale di emarginazione:senza servizi,senza negozi,senza uffici,senza vivibilità, senza sicurezza.
Gomorra non è un destino,c’è una realtà positiva del quartiere che può contrastarla se lo Stato e le Istituzioni, ai vari livelli, fanno al loro parte. E di chi è la colpa del gomorrismo, termine rilanciato da Tano Grasso e da alcuni scrittori ? È veramente di Roberto Saviano?
Nelle periferie,nei quartieri degradati, ci sono fragili equilibri che sono minacciati sia dalla malavita che dall’espandersi delle diseguaglianze e dalle nuove povertà.