CIAMBRIELLO:” SUI MINORI RISTRETTI NEL CARCERE DI AIROLA VANNO FATTE RETTIFICHE E PRECISAZIONI. IL PROBLEMA NON E’ SE INFORMARE O NO, MA COME INFORMARE E VERIFICARE LE NOTIZIE!”

Voglio ritornare con voi sull’uso distorto, omissivo e calunnioso che molte volte vede coinvolte, inconsapevolmente non credo, mass media e comunicati stampa di associazioni sindacali di agenti di polizia penitenziaria. I sindacalisti penitenziari scrivono e i giornali pubblicano. La cosa che mi indigna di più e’ quando al centro dell’interesse ci sono minori, giovani adulti che si trovano negli Istituti penali per minorenni o nelle comunità . Senza una verifica dei fatti gli organi di stampa “sbattono il minore” in prima pagina e con titoloni, inventati di sana pianta, che  arrecano sicuro pregiudizio e danni morali e psicologici ai minori citati. In diversi casi gli episodi riportati appaiono esagerati, raccontano verità parziali, e strumentalizzano l’adolescente generando paura e timori infondati nella collettività, indignazione nei familiari delle vittime e sconcerto nell’opinione pubblica. L’attenzione viene manipolata a discapito della grande inadeguatezza nel modello di gestione delle difficoltà e del sistema di contenimento di cui alcuni minori ristretti necessitano.

Da diversi mesi il SAPPE, rappresentanti gli agenti dell’Istituto Minorile di Airola(BN), denuncia “gravi e violenti disordini” nei confronti degli stessi ad opera di un adolescente ristretto.
L’autore di tali violenze è un minore dell’età di 15 anni, con gravi sofferenze psichiche che più volte ho incontrato durante le mie visite.

A tal riguardo la risposta proposta risulta avvilente: al disagio emotivo, al disordine comportamentale, si dovrebbe rispondere con i trasferimenti in giro per gli IPM d’Italia. Se tutto questo dovesse realizzarsi, rappresenterebbe il fallimento educativo dell’intero sistema penitenziario.Il processo educativo e di sorveglianza deve essere aggiornato, passando dal contenimento all’accudimento. Gli stessi agenti, anche l’agente provocatore che è nell’Istituto deve sapere che il vecchio motto  degli agenti  “vigilare per redimere” è stato superato dal nuovo motto costituzionale degli agenti che dice” infondere speranza.” Ecco tutte le figure che sono nel carcere ed anche i giornalisti fuori dovrebbero comprendere la virtù della speranza.

L’altro episodio che lo stesso sindacato,Sappe, ha denunciato e i giornali e due tv nazionali, sono cadute nella trappola è che dall’Istituto minorile di Airola “i giovani ristretti”  hanno usato telefonini e tablet per inviare foto ad una tv locale, una radio web ed utilizzare una chat porno.

Premesso che i dispositivi destinati ai colloqui con i familiari sono custoditi dagli agenti penitenziari che avviano i colloqui con i familiari,avvocati, garante e poi, dalla parete di vetro di una sala attigua, controllano tempi, modalità, ed uso fatto secondo le norme. Nel caso della famosa videochiamata la madre di un detenuto ha scattato una foto al temine del colloquio. La foto sia del figlio che in compagnia di un altro giovane che doveva effettuare la successiva telefonata è stato il frutto di uno ” screenshot” realizzato dalla mamma del giovane e imprudentemente inviata all’emittente locale Campania 1. Dopo le telefonate, all’atto del controllo del tablet da parte dell’agente di polizia penitenziaria, lo stesso ha scoperto il tentativo, e sottolineo il tentativo, di connessione con un sito porno apparso per pochi istanti sullo schermo, forzando il sistema di protezione del tablet. Nessun collegamento con siti porno, nessun invio di foto o altro direttamente a tv e radio locali. Chi riparerà al danno arrecato? E’ l’autogol dei sindacalisti sarà sanzioonato?

Il problema non era e non è se informare o non informare, il problema esiste su come informare, specie quando si tratta di minori.
Ci vogliono, da tutte le parti in causa,segnali più concreti dell’esigenza di proteggere i minori,
i soggetti più deboli, dalle conseguenze possibili di una non corretta informazione anche con i nuovi mezzi di informazione. Ci vogliono azioni disciplinari sia su chi dal carcere manda notizie false e strumentalizza i ragazzi e le criticità interne per far emergere eventuali problemi organizzativi dell’Istituto, sia verso giornalisti che non verificano fonti e notizie.

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